NEWSLETTER n. 5, aprile 2020
"Atene fu distrutta dalla paura della peste, non dalla peste"
 
 Tucidide, V secolo a.c.
L’emergenza sanitaria in atto, dovuta all’epidemia da Coronavirus che ha investito ormai il mondo intero, obbliga alla riflessione sia per la violenza e profondità d’impatto sanitario che per gli effetti sociali ed economici che sta generando e genererà nel lungo termine per tutti noi. 
Esiste però il pericolo di disperdersi in mille paure e mille rivoli fuorvianti. 
Ci aiuta dunque il prof. Marco Vitale che con il suo scritto ci indica i punti salienti su cui focalizzare l’attenzione per non disperderci del tutto ed avanza una serie di proposte operative che speriamo vengano tenute in debita considerazione.

Buona lettura
PRIMO PIANO

Al di là del tunnel 

Mi ha sempre disturbato la frase: si vede la luce alla fine del tunnel, frase molto gettonata quando si verificano prolungate sofferenze collettive.
Essa, ad esempio, fu molto usata nel 2009, pochi mesi dopo l’esplosione della crisi finanziaria. Spesso la usò, allora, il Presidente del Consiglio in carica, così confondendo e male indirizzando gli italiani e tanti imprenditori che avevano in lui cieca fiducia.
Ritorna oggi appena si colgono i primi segnali di rallentamento dell’aggressione del Coronavirus.
Gli esperti temono, giustamente, che messaggi di questo tipo preludano al rallentamento dei comportamenti prudenti e responsabili con i quali la maggioranza degli italiani ha esercitato l’unica difesa efficace contro la diffusione dell’epidemia.


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La forza delle imprese
ma attenzione alle debolezze

Il corposo scritto del prof. Vitale ci pone molti spunti di riflessione, uno su tutti è il ruolo delle imprese italiane, specie le medie imprese che sono definite l’attuale architrave della nostra economia produttiva.
Non si può non essere d’accordo.

Nei colloqui che in questi giorni teniamo con imprenditori nostri clienti abbiamo testimonianza quotidiana dello spirito imprenditoriale alla base del loro agire e fare impresa, anche e soprattutto nei momenti di crisi quale quello attuale.

Durante la crisi del 2008 non si percepiva questo spirito così forte e radicato come oggi. Ciò può dipendere dal fatto che il terribile evento di questi giorni ci tocca prima come persone che come imprenditori, manager, professionisti o comunque lavoratori ad ogni livello. Abbiamo avuto conferma di ciò qualche giorno fa durante una call telefonica con il sistema bancario che assiste un ns cliente: i funzionari bancari hanno un atteggiamento totalmente diverso da quello che trovavamo post crisi 2008, meno arrogante, più disponibile, sebbene in questi giorni anche per loro non sia facile lavorare. C’è un’empatia, una comunanza di sentimenti e di volontà di lavorare insieme per certi versi nuova o rinnovata.

Ed è quindi da qui che si deve ripartire, dalle persone.

In tantissimi hanno avuto a che fare con il virus, direttamente o indirettamente, lo smart working non per tutti è agevole, la paura è uno stato d'animo difficile da controllare. Per questi ed altri numerosi motivi il rientro e la ripartenza non sarà facile ed un’attenzione particolare dovrà essere posta proprio alle persone, al loro stato d'animo e alle condizioni psico-fisiche.

Saremo pronti? Saranno pronte le nostre imprese ad affrontare questo tema per cosi dire “soft” ma che poi nella realtà non è per niente “soft”, né marginale?

Indubbiamente "l'obbiettivo impresa" potrà essere un collante molto forte che può essere di grande aiuto anche a superare situazioni personali più o meno complesse.

Ciò che Vitale dice a proposito delle debolezze strutturali dello Stato italiano vale anche per quelle imprese che presentavano debolezze già prima della venuta dell’epidemia, specialmente di carattere finanziario (circolante eccessivo, debito troppo elevato rispetto alla redditività e insufficiente patrimonializzazione). Per queste imprese serve una grande disciplina nel discernere le debolezze per-esistenti da quelle causate dalla Crisi Covid-19. E ciò va fatto con grande velocità perché alle conseguenze specifiche della crisi in atto (brusca e violenta interruzione di fatturato e crisi di domanda) si aggiungono gli effetti amplificati delle debolezze preesistenti.

I giovani saranno un elemento cardine su cui fare leva, nelle imprese, ma anche nella società nel suo complesso. Sono loro che posso portare nuove visioni, nuove interpretazioni, nuove sensibilità, che unite all'esperienza dei meno giovani potranno rigenerare imprese e società.

Mai come in questo momento la convivenza generazionale (e non il passaggio generazionale cui troppo semplicisticamente spesso si fa riferimento) potrà essere un valore da cui partire.

Lo scritto del Professor Vitale ci propone prospettive nuove, possibili soluzioni, ma soprattutto ci indica la strada. 

In questi giorni, dove tra l’altro è difficile avere un quadro chiaro e definito delle azioni che stanno per essere intraprese e capire se le stesse si muovono nel solco degli auspici del prof. Vitale, non è facile tenere il punto. 

Ma con la forza della responsabilità, come cittadini in primis, a cui ci richiama Vitale continuiamo il lavoro più forti di prima.

Stefano Zane

Riprendiamo di seguito - preceduto da una nota introduttiva di Marco Vitale - il contributo del presidente della Camera di Commercio di Brescia Roberto Saccone, pubblicato sul Giornale di Brescia del 14 aprile 2020.

Riprendere le attività produttive con cautela
ma anche con intelligenza

Il contributo del presidente della Camera di Commercio di Brescia Roberto Saccone sulla graduale e prudente ripresa delle attività produttive è molto importante per la chiarezza, la concretezza, la rigorosa impostazione del suo pensiero, tipiche di chi conosce di cosa parla.
Il Governo ha recentemente introdotto misure di risarcimento per le imprese danneggiate dal Coronavirus (escludo di parlare di aiuti) e di sostegni di sopravvivenza per i cittadini più deboli. Si tratta di misure dovute e abbastanza corrette.

Però il governo ha, ancora una volta, vagliato tutte le procedure applicative e l’errore di fondo sta nel fatto che ha affidato l’applicazione di queste misure ai canali tradizionali della sua pessima burocrazia senza voler mobilitare le risorse professionali e le competenze presenti nella città.

Dai primi segnali sembra che stia commettendo analoghi errori di impostazione affidandosi a chi è lontano dal campo di gioco e andando alla ricerca di criteri astratti e pseudo-strategici. Il criterio fondamentale della ripresa deve essere uno solo e semplice: riparte chi è in grado di garantire sicurezza per i lavoratori e per il territorio in cui opera. Molte imprese hanno fatto tantissimo in questo senso impiegando utilmente il tempo della fermata.

Non ho dubbi nell’affermare che ho visto imprese nelle quali mi sentirei molto più sicuro della maggioranza degli ospedali lombardi. Le condizioni di sicurezza devono essere auto-certificate e verificate da chi svolge compiti di questo genere presso le aziende e cioè i medici del lavoro magari opportunamente rafforzati.
Il giorno in cui un qualsiasi governo imparerà a utilizzare le professionalità e competenze presenti nella città sarà un gran bel giorno per tutti. Urliamolo a voce più alta che si può. 

Marco Vitale

Milano 15 aprile 2020

Intervento del presidente della Camera di Commercio
di Brescia Roberto Saccone

Grande è la delusione delle imprese per l’ulteriore rinvio di tre settimane della ripartenza delle attività produttive e, più in generale delle attività economiche.
Questa decisione sembra sottovalutare l’effetto che tale rinvio avrà sulla capacità delle imprese di garantire la continuità dell’attività e, di conseguenza, i livelli di occupazione pre-emergenza.

Ma se tali sono gli indirizzi, ad essi dobbiamo attenerci ed utilizzare il tempo che ci separa dal 4 di maggio per prepararci ad affrontare, in modo ancor più strutturato, il tema della salute nei reparti produttivi delle nostre fabbriche, nelle officine, nei laboratori artigiani e nei negozi commerciali.

E’ altresì importante che l’opinione pubblica conosca l’impegno e la serietà con cui gli imprenditori stanno affrontando questa sfida epocale. Fin dai primi avvisi dell’epidemia le imprese, dalle micro alle grandi, hanno adottato protocolli severissimi affinchè fosse salvaguardata la salute negli ambienti di lavoro. Hanno costituito gruppi di lavoro o Comitati di Crisi, in cui i lavoratori, il management, i rappresentanti sindacali ed i medici del lavoro hanno condiviso iniziative e standard comportamentali. Smart working, rispetto delle distanze, dispositivi di sicurezza individuali, regolazione degli afflussi alle mense e agli spogliatoi, organizzazione dei turni e del lavoro, sanificazioni periodiche: tutto è stato fatto con l’obiettivo primario della salute.

A vigilare su questi protocolli stanno il senso di responsabilità dell’imprenditore, il sindacato ed il medico del lavoro. In particolare vorrei porre l’attenzione su quest’ultima figura, di cui si sono perse le tracce nei dibattiti di queste settimane. Il medico del lavoro potrebbe essere il braccio esecutivo delle istituzioni nel percorso che ci porterà alla ripartenza. Facendo leva sulle sue competenze tecniche e sulla necessaria capillarità della figura presso ogni luogo di lavoro, il Governo potrebbe mettere in campo un programma di assessment sulla salubrità dell’ambiente di lavoro, sul rispetto degli standard di tutela della salute e del distanziamento sociale e, successivamente, grazie ad un suo coinvolgimento attivo, un sistema di monitoraggio, di valutazione e benchmarking a cadenza stabilita.

Il medico del lavoro svolgerebbe un ruolo di controllo, con le giuste leve per controllare le criticità e le non conformità, segnalandole agli organi deputati, e potrebbe quindi discriminare i comportamenti virtuosi da quelli superficiali o addirittura illegali. Tale attività, oltre che orientare il dibattito pubblico sulle soluzioni pratiche e sulle modalità per tornare a far vivere le nostre imprese, farebbe emergere che in molte situazioni le nostre aziende si possono considerare salubri, sicure ed in grado di operare già da subito.

Da qui la delusione a cui accennavo all’inizio e che trova riscontro nelle sollecitazioni che riceviamo da tanti colleghi imprenditori. Ma lo spirito imprenditoriale che caratterizza la nostra comunità ci spinge a guardare avanti e a trovare le soluzioni necessarie per rendere compatibili la massima tutela della salute e l’attività economica.

Coerentemente con questo approccio trovo molto significativa l’iniziativa della Prefettura che, con Sindacati, Università, Associazione Industriale Bresciana e ATS, intende sperimentare l’efficacia di un protocollo ancor più puntuale e preciso in alcune realtà industriali campione. Dobbiamo sforzarci perchè questa terribile emergenza sanitaria e sociale non divenga sterile terreno di scontro ma, al contrario, rafforzi la collaborazione di tutti i protagonisti dell’impresa, perchè nulla come la salute è un bene pubblico primario.

In questi tempi avversi mi preme sottolineare il significato più profondo dell’attività imprenditoriale, che risiede nel principio della responsabilità: l’impresa deve garantire sviluppo, profitti e prosperità, senza trascurare la comunità in cui opera e nella quale risiede la sua intelligenza e capacità competitiva. 

Il mio auspicio è che il dibattito non diventi ideologico, fuorviante nel contrapporre profitto e salute e che non si perda in futili distinzioni di settori, filiere, aree geografiche o codici Ateco, ma che, semplicemente, distingua le aziende responsabili da quelle che non lo sono. E le aziende responsabili devono lavorare e non essere lasciate sole. Condivisione, seri programmi di controllo, professionalità istituzionale e responsabilità: sono questi gli ingredienti per superare questa durissima prova.

Roberto Saccone

Presidente
Camera di Commercio di Brescia

VNZ NEWS

Percorso RESTART 

In un momento come quello attuale di profonda rottura e discontinuità, dove cittadini e imprese stanno vivendo un cambio radicale degli scenari di riferimento, è fondamentale riflettere e prepararsi in modo strutturato su come ripartire.

A tale fine il Gruppo Considi, di cui VNZ fa parte, ha lanciato il percorso RESTART, mettendo a fuoco quattro fondamentali ambiti intorno ai quali le imprese dovranno basare la loro ripartenza:

  • FINANCE
  • MARKET
  • OPERATIONS
  • PEOPLE

Il percorso ha l’obiettivo di dare voce ad imprenditori e manager fornendo uno spazio di confronto, sia attraverso questionari sia tramite interviste one-to-one ad alcuni “capitani d’impresa”, che ci faranno comprendere quali sono le idee, le intuizioni, i piani, i desideri e, perché no, i sogni di chi dovrà guidare la sua impresa attraverso un mondo sempre più liquido e sfidante. 

I contenuti più rilevanti saranno approfonditi in un confronto aperto durante un evento live sul web, che diventerà uno spazio di confronto e di stimolo per chi vorrà trovare risposte alle tante domande di questi giorni.

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DA NON PERDERE

STORIA DEL MONDO IN DIECI IMPERI
DALLA MESOPOTAMIA AGLI STATI UNITI

di Paul Strathern
2020, Il Saggiatore
Pag. 345, 25€

Ogni re che vuole dimostrarsi mio pari vada dove io sono andato»: con queste parole Sargon il Grande più di quattromila anni fa conquistava le città della Mesopotamia e unificava il mondo in un unico territorio che andava dai monti dell’Anatolia al Golfo Persico. 

Da quel momento la storia dell’umanità è stata segnata dall’ascesa e dalla caduta dei grandi imperi, che hanno impresso la loro impronta su cambiamenti epocali, rivoluzioni, guerre e trattati di pace.

Paul Strathern ne ripercorre le vicende dalla dinastia di Akkad al dominio globale degli Stati Uniti, raccontando l’Impero romano, le conquiste dei mongoli, la Cina della dinastia Yuan, i califfati arabi, l’impero marittimo del Regno Unito. Attraverso i secoli l’organizzazione degli imperi si è modificata di pari passo con la concezione del potere, evolvendo da un puro e semplice dominio territoriale, alimentato dalle conquiste militari, alla capacità di in uenzare le politiche degli stati vicini,  no ad arrivare a potenze economiche in grado di spostare gli equilibri su scala mondiale.

Ogni incarnazione della forma impero descritta da Strathern è stata accompagnata da valori etici, politici e religiosi peculiari, di volta in volta presentati alle masse come i migliori e i più desiderabili, ma connotati anche dalla violenza e dallo sfruttamento dei popoli conquistati. Storia del mondo in dieci imperi attraversa quattro millenni di trionfi e sconfitte, dai campi di battaglia europei ai porti dell’Oriente, dalle steppe dell’Asia agli altipiani dell’America del Sud, e ripercorre la nostra storia grazie ai grandi imperi in cui si rispecchiano, nel bene e nel male, le vicende di tutta l’umanità.

Hanno collaborato a questo numero:
Nicola Boni, Domenico Gamarro, Giorgia Piccinelli, Monica Rossetti,
Margherita Saldi, Erika Veschini, Marco Vitale, Stefano Zane.

Progetto editoriale a cura di Luca Vitale e Associati
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