NEWSLETTER n. 6, luglio 2020
“Andiamo a fondo delle debolezze strutturali dell’economia italiana
e incominciamo a correggerle davvero.
E andiamo a fondo sui punti di forza dell’economia italiana, che ci sono e sono importanti, attuali e potenziali e puntiamo su questi.
È un’operazione da tempo dovuta ma non siamo mai riusciti a farla.
Se non riusciremo a farla neppure con lo stimolo e la paura del coronavirus, saremo veramente spacciati”.
 
 Marco Vitale, 2020
PRIMO PIANO

I nuovi pericoli

Gli effetti del Coronavirus, negativi ma anche positivi, non ancora del tutto chiari, si vanno delineando. A quelli già percepibili durante la pestilenza, si stanno aggiungendo quelli che emergono con l’avvicinamento all’uscita del tunnel. Di questi, tre nuovi pericoli sembrano a me particolarmente evidenti e preoccupanti.

PAURA

La preoccupazione per il Coronavirus è stata più che giustificata e i comportamenti difensivi sono stati indispensabili e benedetti. Ma ora che il Coronavirus ha perso gran parte della sua veemenza, almeno da noi e in generale in Europa, continuare a spingere sulla paura per timore che il virus possa riprendere vigore è operazione insensata e pericolosa. Con le dovute cautele e conservando le migliori abitudini imparate durante la pestilenza, dobbiamo ritornare a vivere e a produrre, a stare in compagnia. In fondo la parola d’ordine: distanziamento sociale era sbagliata alla radice. Dovevano dire “distanziamento fisico” e “vicinanza sociale”. Questo è quello che dobbiamo ritornare a fare, nonostante e contro gli apprendisti stregoni che spingono verso la paura. Ed in grande velocità, prima che le cattive abitudini si cristallizzino. 

Alla P della paura si aggiunge un’altra minacciosa P ed è quella di: pigrizia. La miscela delle due P (paura e pigrizia) può essere micidiale. Sotto la elegante sigla anglofona “smart working” abbiamo fatto passare molti comportamenti che nulla o poco hanno a che fare con lo “smart working” e molto a che fare con rilassatezza, vacanza prolungata, pigrizia. Molti (compreso chi vi parla) hanno scoperto che stare a casa e fingere di lavorare è, in fondo, molto dolce. Non è questa una osservazione applicabile a tutti, ma a parecchi e questo gruppo di dolci nullafacenti e chiacchieroni telematici è in preoccupante crescita. Paura e Pigrizia sono i nuovi nemici che dobbiamo battere, come, grazie a tanti martiri sanitari mandati allo sbaraglio e all’aiuto del distanziamento fisico diligentemente osservato abbiamo battuto il Coronavirus. Li dobbiamo battere perché è un lusso che non possiamo permetterci. Dobbiamo ricostruire e, se ce la facciamo, costruire un mondo migliore, basato sulla vicinanza sociale e non sul distanziamento sociale. Dobbiamo ritornare tutti a lavorare insieme, con gioia e amore. Il reale “smart working” resta un’acquisizione preziosa, ma quello che normalmente viene chiamato smart working e che è solo lavoro remoto è molto pericoloso perché alimenta la pigrizia e peggiora enormemente la produttività del sistema. Siamo totalmente d’accordo con l’economista Marco Fortis che in una recente intervista ha dichiarato: “Credo che lo “smart working” abbia avviato il nostro divario in temi di efficienza con molti altri Paesi. Ha provato a chiedere un’autorizzazione? Ha provato a chiedere un appuntamento per una successione? La verità è che lo “smart working” è una bufala colossale. Ci ha permesso di sopravvivere in un momento difficile ma non può essere la norma. Si perde il contatto con la realtà, si azzerano le relazioni e alla fine si perde slancio nell’erogazione dei servizi. Io voglio che mi si dimostri che lo “smart working” ha velocizzato i tempi di risposta della PA. Dimostratemelo e cambierò idea”.

SFIDUCIA

Il 6 aprile, dopo aver espresso un giudizio moderatamente positivo sull’azione di governo, dopo i gravi sbandamenti iniziali, scrivevo: “Credo che questi esempi siano sufficienti ad illustrare il principio che affidare i provvedimenti di sostegno e soprattutto quelli urgenti ai consueti canali delle PA, è un grave errore. Fare ciò rischia di funzionare come un boomerang dando un colpo mortale alla rinnovata speranza e voglia di responsabilità e di impegno che il Coronavirus ha fatto nascere in tutti gli italiani”. Purtroppo, ciò è avvenuto e il 5 maggio scrivevo: “Questa è stata un’occasione persa”. Il boomerang c’è stato. La fiducia che aveva incominciato a crescere anche tra governanti e cittadini è stata bruscamente spezzata. Ma la responsabilità non è tutta solo del presidente del consiglio che ha persino chiesto scusa ed ha persino recitato un suo piccolo “confiteor”. Ma non possiamo accettare queste scuse, per le ragioni splendidamente esposte nell’ammonimento del grande Erasmo da Rotterdam che pubblichiamo in altra pagina di questa Newsletter. Ma dobbiamo reagire per impedire che questa caduta di fiducia verso il governo non si diffonda anche tra i cittadini che, proprio attraverso le sofferenze del Coronavirus, hanno sentito, sorgere tra loro, un nuovo sentimento di vicinanza sociale, come non avevamo visto in molti anni. E le tante bandiere tricolori ai balconi e alle finestre sono di ciò la migliore e più commovente testimonianza. Non permettiamo che le idiozie dei governanti diventino distruttive anche della fiducia tra noi, che è il dono migliore che il Coronavirus ci lascia. 

ASSISTENZIALISMO

Il terzo grave nuovo pericolo è che la presenza dell’Europa che io, isolatissimo, leggevo e preconizzavo sin dal 6 aprile (“Dunque per fortuna, l’Europa esiste”) e che si è tradotta anche a promesse di rilevanti e importantissimi contributi finanziari, venga interpretata come promessa di assistenzialismo. Ciò mi riporta ad un passaggio decisivo del nostro Mezzogiorno. Negli ultimi decenni il nostro Mezzogiorno è stato rovinato, economicamente ed antropologicamente, da oltre 50 anni di politica assistenzialistica. Quando nel 1992 il Ministro Andreatta, stimolato anche da fonti europee, ruppe bruscamente tutti o quasi gli schemi assistenzialistici allora in atto, il Mezzogiorno visse alcuni anni di grande sbandamento. Ma proprio questi sono stati anche gli anni nei quali molti meridionali e molte città meridionali hanno incominciato ad impegnarsi alla ricerca di una propria via produttiva. Ma due eventi concomitanti e coincidenti respinsero gran parte del Mezzogiorno negli antichi sentieri: da un lato i nuovi fondi stanziati per il Mezzogiorno che, questa volta, venivano dall’Europa attraverso le regioni e dall’altra la supervittoria del berlusconismo, fatto a immagine e somiglianza, della peggiore DC del periodo finale. Ho vissuto e sofferto questa fase dall’interno del Mezzogiorno ed ho visto tante speranze annegare nel neoassistenzialismo. L’esperienza dei fondi europei distribuiti attraverso le Regioni è stata, nel Mezzogiorno, pessima. 

Guardando in questi giorni alla televisione tanti dei nostri politicastri, e i trenta e quarantenni più di tutti, mi rendo conto che, per loro, questi “doni”, europei sono una specie di manna che piove dal cielo per permettere loro di diventare neodispensatori di neoassistenzialismo. Un altro lusso che non possiamo permetterci. Ma chi ha le carte in regola per poterlo affermare con la forza necessaria? Non certamente la Confindustria presieduta e guidata da maestri prenditori. Ancora una volta gli uomini del lavoro devono fare e difendersi da soli. 

Marco Vitale

Milano, 24 giugno 2020

Le imprese devono reagire

Le imprese, vere creatrici di lavoro, devono reagire e non possono permettersi di rimanere sulla difensiva. Non è nel loro interesse e nemmeno in quello del nostro Paese.
Fondamentale è lo spirito d’impresa e quindi il coraggio dell’innovazione su cui l’impresa fonda la sua ragione d’essere. 
L’innovazione non è solo tecnologica: infatti i veri processi innovativi, quelli che creano sviluppo stabile, che a sua volta consente all’impresa di durare nel tempo, sono quelli che attivano congiuntamente l’evoluzione tecnologica, organizzativa e culturale.

Le crisi, soprattutto quelle caratterizzate da momenti di discontinuità e di rottura, quale quella che stiamo vivendo, sono sempre occasioni di opportunità perché accelerano cambiamenti già in atto, ne innescano di nuovi e creano scenari diversi. Quanto più è grande e profonda la crisi tanto più saranno rilevanti i cambiamenti e quindi le opportunità. 

La prima opportunità è banalmente, perché in realtà è una necessità, quella di affrontare e risolvere le criticità presenti prima della crisi. Si deve farlo con velocità perché la crisi inevitabilmente amplifica gli effetti delle debolezze pregresse.

Affrontare le proprie debolezze con lucidità, metodo e disciplina è la premessa necessaria per poter superare la crisi e cogliere le opportunità che essa offre. In questo processo di reazione oltre al coraggio sono necessarie anche altre qualità come: velocità, flessibilità, adattabilità e opportunismo che, a nostro avviso, devono innestarsi su due “pilastri” fondamentali: il coinvolgimento ed il rispetto delle persone e la capacità di analisi e comprensione della realtà.

Senza il coinvolgimento ed il rispetto delle persone l’impresa non esiste. Nei momenti di cambiamento e di crisi è necessario ascoltare e coinvolgere tutti i propri collaboratori, soprattutto quando la crisi, come abbiamo detto, tocca tutti “personalmente” e anche nel profondo del modo di essere e di affrontare la vita. 

Abbiamo visto nelle imprese, in queste settimane di emergenza, numerosi casi di emersione di nuovi talenti, brillanti giovani, capaci di individuare soluzioni o di leggere meglio la nuova realtà che si sta andando a formare. Dovrebbe essere una prassi abituale quella di trovare, all’interno della propria organizzazione, il modo migliore per scovare i talenti, per valorizzare le competenze e le attitudini personali, canalizzando tutte le potenzialità verso gli obiettivi dell’impresa.

Il secondo pilastro, cioè la capacità di analisi e comprensione della realtà, è quello che consente all’impresa di affrontare proficuamente la fase 3, quella di “rimanere sul mercato” (dopo la fase 1 “Resistere” e la fase 2 “Ripartire”).

Qui entra in gioco l’attitudine di un’organizzazione a cogliere ed elaborare i segnali che vengono dal mercato, per distinguere tra i cambiamenti temporanei e quelli permanenti. In tal modo si possono adottare gli opportuni adattamenti alla propria formula imprenditoriale; adattamenti di prodotto, di processo o organizzativi. In ogni caso si tratta di rendere coerente il modello competitivo dell’impresa con la “nuova normalità” che sta emergendo.

In questo processo, che deve coinvolgere tutte le funzioni aziendali, è necessario coniugare un approccio di breve termine (volto ad affrontare i problemi e le emergenze immediate anche con un atteggiamento opportunistico) con una visione più a lungo raggio che identifichi gli obiettivi strategici nuovi che si vanno delineando. Sono due momenti, che possono sovrapporsi ma che sono distinti, di un unico processo strategico. 

Ci sono momenti in cui si affronta la contingenza immediata ed altri in cui si pianifica il futuro; questi momenti talvolta vanno affrontati insieme e talvolta separatamente, nella consapevolezza che, in ogni caso, i due momenti si influenzano vicendevolmente e che l’obiettivo è sempre lo sviluppo duraturo nel tempo dell’impresa.

IN & OUT

Il Quirinale premia gli "Eroi" del Covid

In occasione della Festa della Repubblica celebrata il 3 giugno 2020, Il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha voluto insignire dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica cinquanta cittadini, di diversi ruoli, professioni e provenienza geografica, che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus.

Tra loro vi sono molti uomini e donne che lavorano in ambito medico e sanitario, ma non solo.

Il significato dell’onorificenza è illustrata direttamente dal Quirinale in questi termini: “I riconoscimenti, attribuiti ai singoli, vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali”. 

Tra coloro i quali sono stati insigniti dell’onorificenza vi sono l’anestesista di Lodi e il medico del reparto medicina di Codogno che hanno per prime individuato il Sars-Cov-2 nel paziente 1. C’è poi il professore di anestesia e cure intensive all’Università  Humanitas di Milano che è stato definito uno dei tre eroi mondiali della pandemia dal Journal of the American Medical Association, una delle riviste mediche più prestigiose al mondo. Vi è il medico ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia (Brescia) che ha avuto l’intuizione di trasformare la maschera da snorkelling in respiratore, e l’ingegnere che ha progettato la valvola che lo ha reso possibile. Il sacerdote e medico della provincia di Varese che è tornato in corsia per dare il proprio aiuto, e l’infermiera di Cremona la cui foto esausta su una tastiera di pc ha fatto il giro del mondo. Vi sono poi il direttore della casa di riposo della Parrocchia di San Vito al Tagliamento (PD) e la coordinatrice infermieristica che,  insieme agli altri dipendenti, sono rimasti a vivere nella struttura per proteggere gli anziani ospiti. L’ex senatrice e Sottosegretaria alla Sanità, medico in pensione, che ha deciso di tornare in corsia a Parma. L’imprenditore di Bellusco (Monza e Brianza) che, in seguito alla morte di un dipendente che lasciava la moglie e tre figli, ha assunto la moglie. Il ristoratore di Caserta che, quando ha dovuto chiudere il suo ristorante, ha preparato pizze e biscotti per i poveri e gli anziani in difficoltà, organizzando una raccolta fondi per l’ospedale cittadino. La sarta di Gallipoli che ha realizzato, a sue spese, migliaia di mascherine aiutando una associazione per sordi inventando una mascherina trasparente per leggere il labiale. Il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Altavilla Milicia (Palermo) che a marzo ha devoluto l’intero stipendio mensile per aiutare le famiglie del paese in difficoltà per il lockdown, facendosele segnalare dal sindaco. Il tassista romano che con il proprio taxi ha fatto una corsa gratis di 1.300 km per portare da Vibo Valentia all’ospedale Bambin Gesù di Roma una bambina di tre anni per un controllo oncologico.

L’elenco delle storie e delle persone insignite dell’onorificenza dal Quirinale prosegue. Ma chissà quanti altri gesti, rimasti sconosciuti, sono stati compiuti da gente comune nei nostri paesi e nelle nostre città che, idealmente, hanno unito da nord a sud tutta l’Italia in una trama di solidarietà, fratellanza, umanità.   

Sono storie che ci confortano e che ci donano speranza sulla natura umana. Come scriveva Marco Vitale nel 2009: “Da molti anni ormai mi sono convinto che gli angeli esistono. Questa convinzione non viene da un'impostazione teologica, ma si è andata formando in me lentamente, dal basso, per così dire, osservando la vita e gli esseri umani. Ignoravo che sugli angeli esistesse una letteratura sterminata, religiosa e filosofica, anche contemporanea. La riflessione sull’esistenza degli angeli nasce dalla mera osservazione di quante persone cattive, corrotte, amorali, distruttrici, incapaci e idiote mi capita di incontrare ogni giorno, e dalla connessa, spontanea domanda: ma come è possibile che nonostante tanto male, il mondo vada avanti e, talora, anche abbastanza bene? C'era però ancora un punto importante che dovevo sistemare. Per la tradizione cristiana, ebraica e musulmana, gli angeli sono creature invisibili, immortali, di natura spirituale e non corporale. Invece gli angeli che io vedevo erano uomini e donne in carne e ossa, concrete, ordinarie, anche se in essi si notava qualcos’altro di non visibile. La conferma alle mie idee l’ho poi trovata. Dunque la via è aperta” (Gli angeli nella città, ESD, 2009).

Scuola verso il disastro (annunciato)

Il 14 settembre (salvo modifiche di calendario sempre possibili) comincerà il nuovo anno scolastico, ma c’è ancora molta confusione sulle modalità di insegnamento e sulle protezioni da adottare. Le lezioni in presenza si sono bruscamente interrotte ormai quattro mesi fa ed è cominciato un lento e faticoso processo di didattica a distanza che ha letteralmente sfinito l’intero corpo docente e le famiglie per le enormi difficoltà incontrate nella conversione allo strumento digitale.
Mai come in questi mesi la scuola si è dimostrata impreparata: si è trattato in realtà di una didattica d’emergenza.
Ora, mentre in molti paesi europei le scuole sono state riaperte, in Italia restano chiuse e rimangono sul tavolo parecchie incertezze: cosa succederà dopo l’estate?

Le linee guida del ministero dell’Istruzione per il rientro sui banchi a settembre non convince nessuno. Ingressi e uscite a turno, classi spezzate in gruppi con alunni di età diverse, lezioni di 40 minuti anziché 60, didattica mista (metà in presenza e metà a distanza), in sostanza un lungo elenco di buone intenzioni ma senza un apparente visione d’insieme.

Le risorse destinate alla scuola, contenute nell’articolo 231 del decreto, sono davvero modeste: 331 milioni di euro complessivi che andranno divisi per le oltre 58mila scuole italiane (circa 5.700 euro per ogni scuola con cui affrontare decine di problemi diversissimi che vanno dall’adeguamento dell’edilizia scolastica per il distanziamento, alle dotazioni informatiche, all’acquisto del gel per le mani). Ma, di nuovo, non è solo una questione economica. 

Sulla scuola alcune scelte strategiche andavano fatte ma non se ne trova traccia, né qui né altrove. 

Certo, abbiamo dovuto affrontare una situazione che non ha precedenti nella storia del nostro paese. Ma ora che l’emergenza sembra attenuarsi, si materializza non solo la mancanza di visione di un intero paese e della sua classe dirigente ma anche un colpevole disinteresse nell’immaginare come provare a limitare i danni nei prossimi mesi se la situazione dovesse peggiorare di nuovo. 

Il punto quindi non è tanto aderire più o meno con convinzione ad un’idea di scuola trasformata dai tempi digitali – crediamo che nessuno possa dirsi in disaccordo sul fatto che la scuola è “vera scuola” solo se si torna sui banchi in classe - quanto comprendere che se non ci attrezzeremo per tempo, anche il prossimo anno scolastico potrebbe essere un disastro come è stato quello appena concluso.

L’amara considerazione di fondo è che in Italia la scuola non è considerata un’istituzione fondamentale e probabilmente pochi italiani pensano che una buona formazione possa servire a migliorare la propria condizione sociale. L’ennesima prova è il dibattito di questi giorni sulla data per le elezioni: non si è sentita una sola voce a sostegno delle enormi difficoltà che creerebbe una ripartenza a fine settembre. Un vero e proprio scandalo.

Come dice lo psicanalista Massimo Recalcati:“…questa ripartenza è l’occasione per cambiare passo. E smettere di vedere il sistema educativo come un parcheggio ma come il luogo eticamente e culturalmente decisivo dove la vita dei nostri figli prende forma”.

Un’altra occasione persa.

VNZ NEWS

In libreria il nuovo libro
di Marco Vitale

Al di là del tunnel
Se non ora quando?
di Marco Vitale
2020, Marco Serra Tarantola editore
Pag. 295, 18€

È uscito il nuovo libro di Marco Vitale, un testo che come spiega l’autore stesso “nasce spontaneamente, pezzo per pezzo, alimentato da molti. Sicché, ferma la responsabilità dell'autore, esso può, a ragione, essere considerato un libro quasi collettivo. Per la ricchezza, la profondità, la significatività dei riscontri e delle testimonianze ricevute.
Perché nel testo principale, "Al di là del tunnel", e nei cinque "Ammaestramenti del coronavirus", parlano, attraverso la mia voce, anche molti dei sanitari seri e impegnati con cui, tante volte, mi sono intrattenuto a parlare sulle problematiche della Sanità e che mi hanno insegnato a capire e ad amare la Sanità. Perché da tutte le voci che parlano in questo libro, pur così diverse e libere, emerge spontaneamente un obiettivo e una speranza comune: che, al di là del tunnel, ci si trovi in una valle, magari meno ricca, ma più civile di quella che il Covid-19 ci ha presentato sotto gli occhi, e che gli sprazzi di luce che si intravedono preludano ad una luce vera”.

Acquistabile su www.tarantola.it e in versione e-book su www.amazon.it

Bontempi Vibo entra nel programma Elite
con Vitale-Zane&Co.

Abbiamo assistito la società bresciana Bontempi Vibo nell’ammissione al programma Elite, la piattaforma internazionale di London Stock Exchange Group, fondata nel 2012 da Borsa italiana, che da allora rappresenta la vetrina delle migliori aziende del paese. 
La nostra missione è accompagnare le medie imprese italiane lungo sentieri di sviluppo (strategico, culturale, operativo e finanziario), nella convinzione che l’impresa sia uno strumento fondamentale per lo sviluppo collettivo del nostro Paese; in quest’ottica siamo partner di Borsa Italiana per il progetto Elite, dove con il nostro supporto è stato ammesso anche il gruppo industriale romano Undo, specializzato in energia pulita e meccanica di precisione.

Bontempi Vibo, dal 1961 dedita alla produzione di viteria e bulloneria made in Italy, è oggi una Società leader a livello internazionale nel settore del fastener avanzato, avendo progressivamente integrato sistemi per la stampaggio a freddo e a caldo di viti, dadi e tiranti, oltre che di viteria complementare: oggi è attrezzata per la produzione annua di ca 25.000 tonnellate di viteria, quasi un miliardo di pezzi e ha chiuso il bilancio 2018 con un fatturato di 41,6mln.€, sviluppato con un organico di 115 dipendenti. Nel 2019 la traiettoria di crescita ha ricevuto un impulso decisivo dall’acquisizione di una Società specializzata nello stampaggio a caldo, mentre sono tuttora in corso ulteriori progetti di sviluppo, sia per linee esterne che per linee interne.

“Lo scorso anno abbiamo perfezionato l’operazione di acquisizione di Fram S.r.l. fusa in Bontempi , che ci ha permesso di internalizzare il presidio del settore dello stampaggio a caldo, oltre che di consolidarci come realtà aziendale solida e redditizia, avviata su di un sentiero di sviluppo, anche alla luce di continui investimenti” commenta l’amministratore delegato Raoul Bontempi, figlio del fondatore Bruno Bontempi, ancora attivo in azienda.

“I nostri piano di sviluppo continueranno, nonostante il difficile periodo determinato dalle conseguenze della pandemia. La nostra volontà di sviluppo è anzi corroborata anche dal fatto che oggi si affaccia all’azienda la terza generazione della famiglia imprenditoriale, per cui i nostri piani di sviluppo -e, in questo contesto, l’ingresso in Elite- ci aiuteranno anche fungendo da perno attorno a cui pianificare questa convivenza generazionale”. 

Elite è stato fondato nel 2012 da Borsa Italiana con la collaborazione di importanti partner istituzionali, ed oggi conta su tre sedi a Milano, Londra e Cleveland con un network globale di Partner, Società ed Advisors.

È STATO DETTO

La Formazione del Principe 

Erasmo da Rotterdam

A tante situazioni che abbiamo osservato durante il periodo di Coronavirus, bene si applica lo stralcio di uno scritto di Erasmo da Rotterdam, dedicato alla educazione di un giovane principe che diventerà Carlo V.
Il testo non ha bisogno di nostri commenti.
 
“Gli antichi hanno chiamato infelice la saggezza che si acquisisce con l’esperienza delle cose perché ognuno la consegue a proprie spese. Occorre perciò che una saggezza simile stia il più lontano possibile dal principe poiché essa non solo arriverebbe tardi, ma a prezzo di innumerevoli mali per tutto il popolo.

Se Scipione l’Africano ha detto giustamente che è indegno di un uomo saggio l’espressione: “non l’avrei creduto”, quanto più non sembrerà indegna di un principe, dal momento che ciò non costa solo molto a lui, ma troppo allo Stato? Può accadere che duri per vent’anni una guerra intrapresa un giorno sconsideratamente da un giovane ignaro di guerre. Che marea di sciagure può di ogni genere nascerà da questo? Quello alla fine rinsavendo troppo tardi dice “non l’avrei creduto”. Cedendo una sola volta ai suoi sentimenti privati o alle sollecitazioni di alcuni egli nomina magistrati corrotti che sovvertono tutto l’ordinamento dello Stato. Alla fine si ravvede e dice: “non l’avrei creduto”. Ecco una saggezza che si si è acquisita a un prezzo troppo alto per la patria, giacché tutto il resto verrà a costare così caro.

Occorrerà quindi innanzi tutto educare l’animo del principe con massime e precetti ad essere saggio in virtù della ragione, non dell’esperienza. I consigli degli anziani suppliranno d’altro canto all’esperienza della vita che l’età non gli ha ancora fornito.

Non credere di poter fare tutto quello che vuoi come sono soliti ripetere ai principi sciocche donnette e adulatori; al contrario devi educare te stesso in modo da amare solo ciò che è lecito; e non credere che ti sia lecito quello che non è lecito a dei semplici cittadini. Quello che in altri è un errore, in un principe è un delitto.”

 

Da: “L’Educazione del principe cristiano”, scritta nel 1515 uscì in prima edizione a Basilea nel 1516, e ora si trova in “Erasmo da Rotterdam, La formazione cristiana dell’uomo”, Rusconi 1989. Lo scritto fu elaborato e dedicato al giovane Carlo di Borgogna del quale Erasmo era diventato consigliere nel 1515 e che ben presto diventerà l’imperatore Carlo V.

DA NON PERDERE

SUPERCRASH
Speculare e distruggere

di Darryl Cunningham
2017, Mondadori Oscar
Pag. 240, 20€

A dieci anni dal deflagrare della crisi finanziaria dei “mutui subprime”, Supercrash ripercorre la parabola dell’ideologia neoliberista e il suo drammatico epilogo, sfociato nel fallimento di alcune fra le più antiche e solide istituzioni finanziarie americane: il conseguente effetto domino ha depresso l’economia reale per un lungo ciclo e tuttora proietta i propri esiti destabilizzanti sul sistema finanziario mondiale. Con un registro diretto, a tratti amaramente ironico, Cunningham dipana ed espone le distorsioni incestuose che hanno pervaso il sistema americano del credito e degli strumenti derivati. Il suo modo di raccontare questa storia avvincente e agghiacciante ricorda per certi versi l’innovativo approccio narrativo del film The Big Short di Adam McKay e ci consegna una testimonianza indelebile della forza espressiva del fumetto.

Hanno collaborato a questo numero:
Nicola Boni, Domenico Gamarro, Camilla Mira, Giorgia Piccinelli, Monica Rossetti,
Margherita Saldi, Erika Veschini, Marco Vitale, Stefano Zane.

Progetto editoriale a cura di Luca Vitale e Associati
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