NEWSLETTER n. 10, febbraio 2021
Monica ci ha lasciati.
E’ un dolore immenso che lascia in noi, personalmente
e come comunità lavorativa, un vuoto incolmabile.
Monica era una persona speciale, che ha affrontato la malattia con una forza incredibile, direi eroica. Ha avuto la fortuna di avere una grande Fede che immagino l’abbia aiutata. Tutti noi le abbiamo voluto e le vogliamo bene, i clienti anche: non uno che non fosse entusiasta di lei. Abbiamo avuto una grande fortuna ad incontrarla e ad averla tra noi, purtroppo per troppo poco tempo. Facciamo tesoro di quello che ci ha donato, nella nostra vita e nel lavoro.
 
Stefano Zane
PRIMO PIANO

La sostenibilità: attenzione alle mode

Tempo di lettura 5 minuti

Di questi tempi si fa un gran parlare, per fortuna, di sostenibilità e di pratiche ESG (Environmental, Social, Governance). Un forte impulso a questo dibattito e alla proposizione di “buone pratiche” certamente è stato il Coronavirus che ha agito, e sta agendo, come un potente sollecitatore e amplificatore.

Oggi di sostenibilità se ne occupa anche il mondo finanziario: dalle dichiarazioni del numero uno del fondo Black Rock del 2018, confermate proprio in questi ultimi giorni, al messaggio della Business Roundtable del 2019 (di entrambi ci siamo occupati nella Newsletter n. 4 del dicembre 2019) al fatto che gli aspetti ESG entreranno presto anche nelle valutazioni ordinarie di concessione del credito, secondo gli annunci della BCE.

Abbiamo avuto modo di esaminare i risultati di una ricerca effettuata nell’ambito della “Settimana dell’investimento Sostenibile e Responsabile” (1) sulle PMI italiane. Da questa ricerca emergono alcuni dati interessanti:

  1. I temi ambientali sono presenti in quasi tutte le PMI, anche in modo formale;
  2. I temi sociali, meno conosciuti e poco codificati, sono subordinati a quelli ambientali;
  3. I temi di governance sono raramente associati alla sostenibilità, poco conosciuti e formalizzati solo nelle imprese più strutturate.

Ciò che però ci ha colpito maggiormente della ricerca è che i vantaggi ed i benefici che le PMI pensano di poter perseguire con iniziative sostenibili sono: 

  • marketing e comunicazione 
  • aumento della reputazione ed attrattività dell’azienda.

Quest’ultimo aspetto ci allarma perché il tema della sostenibilità, che è un tutt’uno con una corretta concezione d’impresa, è troppo importante per ridursi ad una moda o, peggio ancora, diventare una check list da compilare con l’obiettivo di rispettare solo i dettami e le norme poste da un ente regolatore.

Arthur Andersen negli anni ‘30, quando negli USA divenne obbligatoria la revisione dei bilanci, all’assemblea dei soci della società che aveva fondato affermò che temeva che l’obbligatorietà per legge avrebbe trasformato una pratica utile per le aziende, quale la revisione, in un’attività di semplice compliance. Se così fosse accaduto lui sarebbe immediatamente uscito dalla sua Società.

Nel 1978 Aleksandr Solženicyn tenne ad Harvard una lezione storica che iniziò così: “ll motto della vostra università è «Veritas». Alcuni di voi già sanno, e altri lo apprenderanno nel corso della loro vita, che la verità fugge via in un attimo non appena si indebolisce l'intensità del nostro sguardo, e ci lascia però nell'illusione di continuare a seguirla. Da ciò derivano molte divergenze. E ancora: raramente la verità è dolce, più spesso è amara. Questa amarezza è presente anche nel discorso odierno ma io ve lo porto non da nemico, bensì da amico.

Più oltre affrontò il tema delle idee alla moda: “In Occidente, anche senza bisogno della censura, viene operata una puntigliosa selezione che separa le idee alla moda da quelle che non lo sono, e benché queste ultime non vengano colpite da alcun esplicito divieto, non hanno la possibilità di esprimersi veramente né nella stampa periodica, né in un libro, né da alcuna cattedra universitaria. Lo spirito dei vostri ricercatori è sì libero, giuridicamente, ma in realtà impedito dagli idoli del pensiero alla moda. Senza che ci sia, come all'Est, un'aperta violenza, quella selezione operata dalle mode, questa necessità di conformare ogni cosa a dei modelli standardizzati, impediscono ai pensatori più originali e indipendenti di apportare il loro contributo alla vita pubblica e determinano il manifestarsi di un pericoloso spirito gregario che è di ostacolo a qualsiasi sviluppo degno di questo nome. Da quando sono in America, ho ricevuto lettere da persone straordinariamente intelligenti, ad esempio da un certo professore di un college sperduto in una remota provincia, che potrebbe davvero fare molto per rinnovare e salvare il suo paese: ma il paese non potrà mai sentirlo perché i media non lo appoggiano. Ed è così che i pregiudizi si radicano nelle masse, che la cecità colpisce un intero paese, con conseguenze che nel nostro secolo dinamico possono risultare assai pericolose.” 

L’approccio alla sostenibilità oggi è una moda, magari dettata da un opportunistico ripensamento della grande finanza, o è una cosa vera, credibile e creduta?

La sostenibilità, a nostro avviso, non può essere disgiunta dalla natura stessa dell’impresa che, per definizione, deve fare sempre la migliore sintesi possibile tra ciò che offre al mercato e ciò che dallo stesso preleva.

L’impresa infatti, per essere tale, deve restituire di più di quello che riceve (in termini di materie prime, energie personali, conoscenze, credito, ecc.). Il differenziale che un’impresa produce, sia esso materiale che immateriale, è il valore aggiunto (che prima non esisteva) e va a vantaggio dell’impresa stessa (autofinanziamento e arricchimento organizzativo), dei soci (la remunerazione del capitale) e della comunità nel suo complesso. 

L’impresa è tale, ed è legittimata dalla comunità, proprio perché la generazione di valore aggiunto a contemporaneo beneficio di impresa, capitale e comunità, la rende un fattore fondamentale di sviluppo. 

Non sempre però negli ultimi anni questa corretta concezione di impresa, che non è affatto nuova ma ha radici antiche (da Senofonte a Cattaneo a Drucker), è stata al centro dell’agire. Dagli anni ’80 infatti, con la c.d. finanziarizzazione dell’economia, è prevalsa la concezione d’impresa come centro di accumulazione e creazione di valore a beneficio unicamente degli azionisti. Sono note le degenerazioni ed i problemi che questo approccio ha determinato sino alla crisi finanziaria mondiale del 2008.

La sostenibilità è quindi parte integrante dell’impresa e della sua missione di sviluppo. Più precisamente è il tema centrale dell’impresa responsabile, cioè di quell’impresa che al di là degli elementari obblighi di legge crede di dover rispondere alle autorità pubbliche e private ed all’opinione pubblica, in merito alle conseguenze in campo economico, sociale e ambientale delle sue attività (2).

Perciò attenzione a non banalizzare temi importanti e a non farsi trasportare dalle mode o dagli incentivi fiscali che spesso vengono abbinati alle mode. Nel fare impresa dobbiamo guardare sempre alla vera sostanza delle cose e quindi, come all’avvio di Industry 4.0 mettevamo in allarme sul fatto che digitalizzare senza processi solidi significa digitalizzare gli sprechi, oggi diciamo che parlare di sostenibilità come una specie di moda, senza legarla con convinzione ad una vera responsabilità, è un ipocrita e rischioso boomerang.

(1) tenutosi dall’11 al 25 novembre 2020, promosso dal Forum per la Finanza Sostenibile e giunto alla 9° edizione.
(2) Marco Vitale, “L’impresa responsabile, nelle antiche ragioni il suo futuro”, Edizioni Studio Domenicano, 2014.

Primo amore

Tempo di lettura 2,5 minuti

Testo di Marco Vitale incluso nel libro di poesie “Nulla due volte – il management attraverso le poesie di Wislawa Szymborska” - Scheiwiller editore.

(Maria Wisława Anna Szymborska (1923 –2012) poetessa polacca, premio Nobel per la letteratura nel 1996)

Contrariamente a Szymborska il primo amore è sempre stato presente in me. È rimasto parte integrante della mia vita, come lo sono i maestri, gli amici, tutti quelli che hanno contribuito a dare un senso alla mia vita (e spesso sono state conoscenze brevi ma intense). Nulla di quello che è accaduto si è perduto.

Molti dei volti e delle storie che si affollano alla memoria, ora che è giunta, come dice la poetessa, l’età di familiarizzare con la morte, sono volti e storie d’impresa. Ricordo la prima impresa nella quale svolsi un lavoro significativo, con la stessa intensità e lucidità con cui ricordo il primo amore. Perché fu lì che capii che l’impresa è il luogo dove la maggior parte degli uomini e delle donne passano la gran parte della loro vita e dispiegano le loro migliori energie. È il luogo dove si impara a lavorare insieme. È il luogo dove si produce lo sviluppo economico. Fu lì che capii che l’impresa è una società di uomini e donne impegnati in un progetto comune e non un insieme di equazioni o di meccanismi organizzativi come avevano voluto farci credere all’università. E dunque l’impresa è un luogo che merita rispetto e amore, con gli altri grandi luoghi dell’uomo: la casa, la chiesa, il teatro.

Porto con me decine e decine di storie d’impresa e alcune coincidono con personaggi veramente perversi che sfruttavano l’impresa e le persone che in essa lavoravano senza scrupoli e senza limiti, persone che avrebbero fatto felice quel Rockefeller, fondatore della dinastia, che nelle sue memorie annotava: “credo che sarei pronto a pagare uno stipendio di un milione di dollari a un uomo di fiducia, purché oltre a possedere diverse capacità positive mancasse di ogni e qualsiasi scrupolo e  fosse pronto a lasciar perire senza riguardo migliaia di vittime”. Ho visto padroni rubare alla loro impresa e quindi a sé stessi, segando il ramo su cui erano seduti. Ho visto all’opera manager disonesti e manager incapaci, sindacalisti distruttori, maestranze ideologizzate e cieche che distruggevano il campo di gioco, il “loro” campo di gioco, banchieri severi con gli onesti e generosi con i disonesti. Ho visto imprese ridotte a nidi di vipere, simili se non identiche ai partiti politici. Ma non ho mai tirato conclusioni negative sull’istituzione impresa, come l’esistenza di parroci pedofili non mi ha mai fatto dubitare dell’utilità dell’istituzione parrocchia.

E se faccio un bilancio di tutte le “mie” storie d’impresa, il numero di quelle negative è sovrastato dal numero di quelle positive. Tra i diversi luoghi di lavoro che ho avuto occasione di sperimentare (università, amministrazioni pubbliche, ospedali, fondazioni culturali), le imprese, soprattutto quelle che devono battersi ogni giorno nel grande mercato mondiale, sono le realtà più pulite, professionali e costruttive. 

Il messaggio, dunque, che percepii dalla prima azienda incontrata, ha trovato più conferme che disillusioni. Come il primo amore, ha indicato una rotta, ha suscitato un sentimento e un entusiasmo che i capelli grigi non hanno spento.

Proverbi bresciani riletti per l'impresa

Si dice che i proverbi dialettali siano espressione di antiche civiltà contadine
e che rispecchino solo quel mondo.
E’ vero.
Eppure spesso gli antichi proverbi contadini e dialettali contengono
insegnamenti validi anche per le imprese. Traiamo dal bel libro di Francesco Braghini “Chèl poc che gh’è restàt” tre esempi di proverbi in dialetto bresciano del mondo contadino, riletti con linguaggio di impresa.

Se te vöt véder ‘n òm en dei traài, fàga portà tre pai sensa ligài.

Se vuoi vedere un uomo nei travagli, fagli portare tre pali senza legarli.  

Commento: 
vale anche per le imprese che non sanno coordinare le diverse funzioni.

 

Càmbia ‘l pécol prim de na sö, se te vöt miga burlà zó.

Cambia il piolo di legno della scala prima di salire, se non vuoi cadere.

Commento: 
nell’ambito dell’impresa il proverbio bene illustra il concetto di manutenzione programmata.



 

Se te sbagliet i prim panèi, te fet le scale a cüimartèi.

Se sbagli i primi gradini nello scendere, fai le scale a rotoloni.

Commento: 
se non hai una visione strategica chiara all’inizio rischi di cadere a rotoloni.



 
Tratto da:
Chèl poc che gh’è restàt
di Francesco Braghini
2006, Grafiche Tagliani
Pag. 162 - 15,00 €
IN & OUT

Emessi due francobolli dedicati ad Olivetti 

Il 15 dicembre 2020 il Ministero delle Sviluppo Economico ha emesso due francobolli ordinari, nell’ambito della serie tematica “le Eccellenze del sistema produttivo ed economico”, dedicati alla macchina per scrivere portatile Olivetti Lettera 22, nel 70° anniversario di produzione, e ad Adriano Olivetti, nel 60° anniversario della sua scomparsa.

“I francobolli, nella storia della civiltà moderna, hanno sempre rappresentato il veicolo attraverso il quale le migliori idee, ma anche i sentimenti comuni, potevano viaggiare liberi nel mondo per seminarlo. Così mi pare molto suggestivo che, in quest’anno così complicato, siano proprio due francobolli a poter testimoniare una possibilità assai concreta di un futuro diverso che dall’Italia e dalla sua storia migliore, è in grado di parlare al mondo. E che le idee di Olivetti, perdonerete la retorica, viaggino per il mondo come un segno creativo di sostenibilità, di cambiamento e di pace”.

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Tratto dall’intervento di Beniamino de’ Liguori Carino, Segretario Generale della Fondazione Adriano Olivetti, in occasione dell’emissione dei due francobolli.

Un professore italiano
tra i più bravi professori del mondo

Il professor Carlo Mazzone, insegnante di informatica all’’Istituto Lucarelli di Benevento è stato premiato a Londra il 3 dicembre 2020, presso il Museo di Storia Naturale, in modo virtuale a causa della pandemia, tra i migliori 10 professori del mondo nella speciale selezione della Varkey Foundation per assegnare il Global Teacher Prize, premio da un milione di dollari da impiegare in progetti scolastici.

Il professore è stato individuato tra i primi 10 al mondo tra 12 mila candidati di 140 Paesi, grazie alla sua capacità di trasmettere agli studenti voglia di fare e credere nelle proprie idee, trasformandole in attività e start up innovative, insegnando “educazione imprenditoriale” in un territorio difficile, da cui i giovani scappano per trovare un’occupazione.

Il suo metodo è fatto di progetti, lavoro in piccoli gruppi, partecipazione e incoraggiamento a creare e sperimentare.

Con questo metodo ha portato i suoi studenti a vincere competizioni internazionali e gare di imprenditoria giovanile. Una sua quinta classe ha rappresentato l’Italia nella finale internazionale di una competizione, a Lille, dove i ragazzi sono arrivati al secondo posto con un progetto originale: il primo portale di compravendita di animali da allevamento, Farm Animal Trade, che ha ottenuto la sponsorizzazione di Coldiretti. In questo caso Mazzone dice che “la scuola ha fatto da incubatore a un’idea imprenditoriale, nata da un’esigenza del territorio: semplificare transazioni tradizionalmente gestite da intermediari che fanno aumentare costi e tempi”.

Davvero un caso molto interessante: imprenditoria insegnata a scuola. Speriamo di potere avere tra noi il Professor Mazzone in un nostro prossimo evento “100 minuti di..”, Covid permettendo.

Smeg tra i migliori posti per lavorare


Nell’ultima ricerca di Top Job best Employers, dell’Istituto Tedesco di Qualità, la Società SMEG è stata dichiarata il miglior posto in cui lavorare tra le aziende che producono beni durevoli.
L’indagine ha considerato una platea di oltre 2.000 imprese con il maggior numero di dipendenti e tramite il social listening, metodologia di ascolto del web oggi considerata più affidabile delle interviste tradizionali, ha analizzato 438 milioni di fonti e rilevato oltre un milione di citazioni e menzioni on line negli ultimi 12 mesi tra social media, blog, forum, portali news e video.
Tra gli aspetti analizzati dall’indagine: la cultura d’impresa, con attenzione a temi come clima di lavoro, welfare aziendale, smart working, orario flessibile e coesione fra colleghi, i valori aziendali, tra cui integrità, tolleranza e comunicazione e ciò che è collegato alla carriera, dallo sviluppo delle competenze agli incentivi lavorativi, alle prospettive di crescita.

 

Attenti al freno

Tempo di lettura 1 minuto

L’Italia continua a non affrontare il tema della gestione e dei controlli del NEXT Generation UE (questo è il nome corretto del Recovery Fund, che spiega molto bene le finalità dello stesso).

Come Paese stiamo rischiando moltissimo, sia sotto il profilo dell’erogazione dei fondi sia sotto quello della gestione degli stessi quando saranno erogati.

Non è di poco conto il fatto che Bruxelles stia approntando il meccanismo chiamato “il freno” che potrebbe avere un impatto micidiale se non si affrontano correttamente tutti gli aspetti (dalla progettazione alla gestione) di un Piano di intervento così importante e strategico che attesta, forse per la prima volta, l’esistenza dell’Europa.

Ogni paese membro che riterrà non chiare le procedure di spesa seguite da qualunque altro Paese membro, potrà azionare “il freno” e bloccare i finanziamenti.

Alla luce della lunga esperienza nel campo dei contributi al Mezzogiorno, che non hanno certo brillato per efficacia e capacità di attivare veri e duraturi percorsi di sviluppo, troviamo perciò che questo meccanismo di tutela di cui l’Europa si sta dotando, sia giusto anche per l’Italia. 

Sempre che l’Italia se ne renda conto.

VNZ NEWS

Time to be smart 


Un percorso unico per vedere alcuni esempi applicati dei paradigmi che dominano la trasformazione tecnologica delle nostre fabbriche.
In occasione della presentazione della nuova Gear Factory, Considi Academy organizza un percorso di workshop operativi sullo stato dell’arte della tecnologia 4.0 e sul Digital Transformation Path ideato da Considi.
Tutti gli eventi saranno in diretta streaming. Al termine di ciascuno sarà possibile prenotare un approfondimento one to one con i nostri specialisti sulle soluzioni presenti nella nuova Gear Factory. 
Vai a Time to be smart 
 

DA NON PERDERE

Ti conosco mascherina

di Ilaria Capua 
2020, La Coccinella Editrice
Pag. 20 - 13,90 €

Per la prima volta un libro per il target prescolare firmato da una grande scienziata: Ilaria Capua che oggi dirige il Centro di Eccellenza One Health dell'Università della Florida, che promuove l'avanzamento della salute come sistema integrato attraverso approcci interdisciplinari. 
Un libro con slider e finestrelle che insegna ai bambini attraverso il gioco a conoscere il mondo dei virus per imparare ad affrontarli in modo sicuro, ma senza paura, per vivere in serenità la propria infanzia.
«Una storia piena di fantasia, che racconta l’incontro immaginario di una bambina con un essere piccolissimo. Un libro colorato e vivace, con un cursore e tantissime finestrelle dai contenuti specifici, per capire senza spaventarsi, per conoscere e prevenire nuove emergenze future» - Il Fatto Quotidiano

 

Helgoland 

di Carlo Ravelli
2020, Adelphi editore
Pag. 219 - 14,25€

A Helgoland, spoglia isola nel Mare del Nord, luogo adatto alle idee estreme, nel giugno 1925 il ventitreenne Werner Heisenberg ha avviato quella che, secondo non pochi, è stata la più radicale rivoluzione scientifica di ogni tempo: la fisica quantistica. A distanza di quasi un secolo da quei giorni, la teoria dei quanti si è rivelata sempre più gremita di idee sconcertanti e inquietanti (fantasmatiche onde di probabilità, oggetti lontani che sembrano magicamente connessi fra loro, ecc.), ma al tempo stesso capace di innumerevoli conferme sperimentali, che hanno portato a ogni sorta di applicazioni tecnologiche. Si può dire che oggi la nostra comprensione del mondo si regga su tale teoria, tuttora profondamente misteriosa. In questo libro non solo si ricostruisce l'avventurosa e controversa crescita della teoria dei quanti, rendendo evidenti, anche per chi la ignora, i suoi passaggi cruciali, ma la si inserisce in una nuova visione, dove a un mondo fatto di sostanze si sostituisce un mondo fatto di relazioni, che si rispondono fra loro in un inesauribile gioco di specchi. Visione che induce a esplorare, in una prospettiva stupefacente, questioni fondamentali ancora irrisolte, dalla costituzione della natura a quella di noi stessi, che della natura siamo parte.

 

Hanno collaborato a questo numero:
Nicola Boni, Elena Gabusi, Domenico Gamarro, Margherita Saldi,
Erika Veschini, Marco Vitale, Stefano Zane.

Progetto editoriale a cura di Luca Vitale e Associati
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