Newsletter n. 15 - aprile 2022

“Per un’azienda gli obiettivi primordiali sono la sopravvivenza e l’autonomia.
In un processo di mutamento culturale rapido ed intenso determinato
dalla percezione che l’azienda sta giocandosi sopravvivenza
ed autonomia tutti e tutto,
tutte le persone, tutti i componenti, tutte le prassi, tutti i valori,
tutti i miti, tutte le regole devono essere poste in discussione.
Tutti e tutto devono dimostrare il loro diritto alla sopravvivenza.”


 M.Vitale

Primo Piano

Il PNRR, la guerra e lo sviluppo reale 

Ogni giorno sento all’orecchio del mio cuore le parole del mio compianto predecessore, don Giuseppe Rassello, come una benedizione e al contempo un augurio: «Sanità inafferrabile, incostante bellezza, uno di quei posti dove l’umanesimo o diventa umanità o muore».
(Lectio Magistralis di Don Antonio Loffredo, Università del Sannio Benevento 24/3/2022)

Da qualche tempo la redazione mi sollecitava un articolo da tempo programmato, dedicato ad una breve riflessione sull’andamento del PNRR. Io cercavo di tirare per le  lunghe, mancandomi il coraggio di dire la verità, e cioè che era per me molto doloroso tentare di riflettere sul PNRR. Soffrivo all’idea di dover formulare critiche severe e una visione profondamente negativa sull’andamento del progetto PNRR, in un momento di  grandi preoccupazioni per l’atroce guerra in corso e per le sofferenze e le lacerazioni che essa provoca. 

Come parlare seriamente di un piano di rinascita quando il contesto appare cupo e senza speranza non solo per il martoriato popolo ucraino ma per tutti noi? Come parlare seriamente di un piano di rinascita quando gli schermi televisivi sono colmi di immagini di morti e di macerie, mentre i dibattitti chiamati politici sono dominati da guerrafondai da salotto, da strateghi geopolitici molti dei quali sono persino peggio dei virologi e da governanti che aumentano la spesa per le armi invece di “coltivare la pace”? 

Ero molto triste, al limite della depressione. Ma sforzandomi, stavo cercando di sviluppare, comunque, alcune riflessioni:

  • Analizzare seriamente cosa è stato fatto nel Mezzogiorno negli ultimi settant’anni e cercare  di fare tutto ma proprio tutto diverso. Ma mi sembra che si stia facendo invece tutto uguale, un vero e proprio copia e incolla (grandi opere magari utili ma negoziate e affidate alla solita burocrazia e nessuna nozione di economia dal basso, nessuna “semina” di impresa e di cultura);
  • Perché non volete prendere atto che solamente con i soldi non si va da nessuna parte e anzi si rovinano territori, persone e comunità? Eppure, le biblioteche sono piene di libri seri di economia dello sviluppo che raccontano e documentano queste verità;
  • E perché non volersi convincere che lo sviluppo si può fare solo facendo leva sulle risorse vere e reali: il territorio con le sue caratteristiche specifiche e positive; la sua popolazione e soprattutto i giovani; la cultura nel senso più ampio e diffuso; la fiducia; l’onestà; la dignità del lavoro; il contenimento delle divergenze economiche, sociali, culturali; l’impresa e lo spirito d’impresa?
  • Perché non vi siete ancora chiesti come mai le privatizzazioni del 1992 sono state un disastro per il Paese e un arricchimento di un pugno di amici (come in Russia)?

Mi accingevo, con fatica, ad elaborare questi dolorosi temi quando sono stato liberato dal triste compito, da un improvviso e gradito invito.

Il 24 marzo sono stato invitato dall’Università del Sannio, un’università piccola ma di qualità e preziosa per il suo vasto territorio (l’antico Sannio), ad assistere a un incontro per la cerimonia di conferimento della Laurea Honoris Causa in Economia e Management a Padre Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità di Napoli, sacerdote-imprenditore e grande educatore. Mi sono precipitato nella capitale del Sannio perché seguo le vicende del Rione Sanità, di Padre Antonio Loffredo e dei suoi giovani, da quasi venti anni ed ero certo che avrei partecipato ad una bella mattinata densa di verità, intelligenza, umanità e  speranza. E a una grande lezione di economia dello sviluppo. E così è stato. Dall’insieme degli interventi (intervento introduttivo del Magnifico Rettore Gerardo Canfora, inquadramento del Direttore del Dipartimento di economia e management, prof. Massimo Squillante, Laudatio della  giovane e brava professoressa di diritto del lavoro, Paola Saracini, e, infine, la bellissima Lectio Magistralis di Padre Antonio Loffredo) è emersa, con verità e rigore, una delle più belle storie di autentico sviluppo degli ultimi decenni in Italia, quello che i grandi economisti dell’illuminismo  lombardo e di quello partenopeo chiamavano, incivilimento.

Il Rione Sanità (32.000 abitanti, come una media città lombarda), un tempo zona pregiata, salubre (da cui il nome), “straripante di vitalità culturale ed economica dal Rinascimento al secolo dei Lumi”  (Lectio Magistralis), che si distende ai piedi della collina di Capodimonte, in seguito ad una successione di fattori ed eventi negativi ha subito un continuo e prolungato processo di impoverimento e di degrado. L’inizio dell’involuzione fu nel decennio francese, all’inizio del 1800, con la costruzione del grande e oppressivo viadotto che collega direttamente il centro della città con la collina di Capodimonte, che ancora oggi sovrasta, soffoca ed isola il Rione dal resto della città, come una sorta di “enclave” determinata da un   gesto urbanistico che fa riflettere sull’importanza, nel bene e nel male, dell’urbanistica.  Nell’interno del Rione restò vitale una pregevole tradizione artigianale di piccole fabbriche di guanti, scarpe e borse, che fu spazzata via dal terremoto del 1980  “aprendo un vuoto profondo riempito in larga misura dalla criminalità che avrebbe trasformato la Sanità in una roccaforte della camorra. Sul finire del secolo scorso il Rione sarebbe diventato uno dei principali teatri della guerra dei clan, per espugnare il controllo del traffico di droga che, dalla periferia della città, trova qui un corridoio privilegiato di accesso. È in questo contesto che La Paranza, un piccolo gruppo di ragazze e ragazzi, comincia a dare forma al proprio progetto di impresa” (Lectio Magistralis). La nascita formale dell’impresa cooperativa e sociale La Paranza è del 2006, ma il lavoro di semina e di preparazione culturale di questi giovanissimi inizia quando la maggior parte di loro erano ancora quasi bambini, inizia quando, nel 2001, la parrocchia della Sanità viene affidata ad un giovane  ma già sperimentato sacerdote-imprenditore, Don Antonio Loffredo, che forte di una solidissima cultura filosofica e teologica, di una profonda e autentica religiosità e spirito civile e democratico,  di un amore genuino per i giovani, di una istintiva capacità di grande organizzatore, animato da una grande e fiduciosa speranza cristiana, incomincia a lavorare perché i giovani del Rione non restino isolati sulla strada, senza prospettive. Il cammino inizia con 5 giovani e pochissimi soldi. Ma la meta è ardua e impegnativa e rapidamente alla pattuglia dei pionieri si affiancano numerosi veri amici (tra i quali l’associazione da poco costituita: L’Altra Napoli), attratti dalla qualità umana del leader e dei suoi ragazzi e dal fascino della missione: “valorizzare il patrimonio culturale del Rione per offrire opportunità di lavoro al maggior numero di giovani che lo abitano”. (Lectio Magistralis), realizzando l’opera di valorizzazione del patrimonio culturale con i giovani e attraverso i giovani. Ci si muove nella direzione che molti anni dopo verrà formulata dalla Convenzione di Faro con il concetto di “comunità di patrimonio”. Il valore di questo cammino e i risultati rapidamente raggiunti e raccontati nella Lectio Magistralis sono stati già ampiamente illustrati dalla stampa e dalle televisioni italiane e internazionali. La Paranza vince un concorso per l’affidamento della gestione delle Catacombe di San Gaudioso e poi di San Gennaro e sistema e rilancia questi preziosi beni culturali che erano quasi morti. Nel 2008 i visitatori furono poco più di 5000. Nel 2019 si è superata la soglia delle 160.000 presenze e le Catacombe sono diventate uno dei luoghi più visitati di Napoli e tra le “attrazioni più consigliate da TripAdvisor”.  Nel mese di agosto 2021 le presenze segnano un aumento del 10% rispetto allo stesso periodo del 2019. I giovani che lavorano alla Paranza sono oltre cinquanta. Ma altre cooperative di lavoro sono sorte per i giovani del Rione che trovano qui non solo lavoro, ma identità, dignità, orgoglio di fare cose buone per il proprio quartiere  e la propria città. Nel 2018 gli studiosi di due Università dimostrano che l’attività della Paranza ha generato per la città di Napoli un impatto economico superiore ai 32 milioni di euro all’anno. Si è creata un’orchestra giovanile con il sostegno dei maestri del Conservatorio. Si apre un’attività teatrale, le attività economiche del quartiere collegate al turismo e all’artigianato sono rifiorite, le opportunità di lavoro si sono moltiplicate, sono sorte numerose nuove attività, le valutazioni immobiliari hanno avuto un’impennata. Insomma, un grande esempio di rigenerazione urbana, di sviluppo reale, di buona economia nel senso che il giudice Falcone mi raccomandò un giorno dicendomi: se voi uomini di impresa volete aiutarci a sconfiggere  la mafia fate buona economia.

È importante riflettere sui principi base che hanno guidato, sin dall’inizio, l’opera di Don Antonio e delle sue ragazze (tante e molto attive) e dei suoi ragazzi:

  • senza investire nel sociale e nella cultura non si possono, realisticamente, perseguire veri obiettivi di sviluppo. “C’è bisogno al contempo e in tempi brevi di più cura della cultura e di più cultura della cura”. (Lectio Magistralis)
  • bisogna costruire dal basso con ciò che si ha, valorizzando i punti di forza del proprio territorio e della propria comunità. Alla Sanità don Antonio trovò tanti beni culturali abbandonati e negletti da rivitalizzare, tanti giovani con una energia positiva e preziosa anch’essa abbandonata e negletta, una grande storia dimenticata. L’insieme di questi tre beni ha fatto scattare la reazione che ha fatto dire a papa Francesco: “al Rione Sanità è avvenuto un miracolo”. E invece non si è trattato di un miracolo, ma solo dell’applicazione seria e coerente di principi fondamentali del buon sviluppo animati dall’amore; 
  • non si è mai perso tempo a elemosinare aiuti finanziari pubblici ed anzi si è dovuto lottare contro istituzioni che avrebbero dovuto aiutare e, invece, sono state ostili. I necessari aiuti finanziari sono giunti da donazioni private anche milanesi, attratte dal fascino del cammino intrapreso e soprattutto dal buon lavoro e dal buon studio dei giovani che hanno fatto vincere appalti, generatori di buona economia e buona finanza e di una accorta e onesta gestione.

Si tratta di principi fondamentali dell’economia dello sviluppo che sono stati anche teorizzati da bravi maestri che attraversano i tempi. A partire da un altro grande prete-economista, un altro Antonio, quell’Antonio Genovesi che ottenne la prima cattedra al mondo di economia all’Università Federico II di Napoli nel 1754. Le sue opere parlavano di sviluppo reale e incivilimento, di pubblica felicità e virtù civili e furono tradotte in spagnolo, francese e persino russo; per arrivare ad un maestro contemporaneo come Hugues de Varine che Don Antonio conosce attraverso i suoi scritti nei quali trova la conferma della correttezza anche teorica del cammino avviato alla Sanità. Per questo Don Antonio cita ampiamente De Varine nella sua Lectio Magistralis. E questo incontro tra due maestri dello sviluppo locale attraverso la valorizzazione dei beni culturali mi riempie di gioia. 

Insomma, una bella mattinata quella passata nel Sannio ed una bella storia che mi hanno salvato dalla incipiente depressione e mi hanno dato la certezza che anche questa volta l’Italia del lavoro, della cultura, dell’umanità, dell’amore ci salverà. L’esempio del Rione Sanità non è isolato. In molti altri luoghi si è imparato che è solo da noi stessi, dal lavoro e dallo studio serio, dalla cultura e dalla bellezza che può nascere un nuovo sviluppo reale. E mentre osservo il bel panorama dell’Irpinia dal pullman che ci riporta a Napoli penso che ce la faremo  non grazie al PNRR ma nonostante il PNRR. Un giovane collega il suo telefonino con la registrazione di canzoni napoletane, al microfono del pullman. Quanta allegria, vitalità, ironia in queste canzoni! Quando la registrazione trasmette le canzoni  di Carosone   mi rallegra la loro triste ironia. E quando arriva “tu vo’ fa’ l’Americano”, non posso non sorridere, e non pensare al presidente Draghi.

Marco Vitale

Brescia, 28 marzo 2022

 

--
1 - Giuseppe Rassello, San Severo fuori le mura, Napoli, D’Auria, 1985, p.11

Inflazione, tassi ed altro ancora:
prepariamoci a dovere

Già nella Newsletter di Novembre 2021 avevamo posto la nostra attenzione sul rischio inflazione, meravigliandoci del fatto che non se ne parlasse abbastanza.
Oggi gli eventi stanno precipitando con la guerra in Ucraina.
All’inflazione come conseguenza della normalizzazione post pandemia e della ripresa dell’attività produttiva mondiale, che ha, tra l’altro, messo in evidenza tutte le debolezze delle filiere produttive e distributive, si aggiungono le conseguenze dirompenti di una guerra, amplificate, come non mai, dalla interdipendenza delle economie mondiali.

Secondo gli ultimi dati ISTAT, riferiti al mese di febbraio 2022, l’inflazione in Italia è pari al 5,7%. L’accelerazione dell’inflazione su base tendenziale è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +38,6% di gennaio a +45,9%), in particolare a quelli della componente regolamentata (da +94,6% a +94,4%). L’inflazione di fondo - al netto degli energetici e degli alimentari freschi - passa da +1,5% a +1,7%, mentre quella al netto dei soli beni energetici è salita da +1,8% a +2,1%.

Negli USA prezzi al consumo in gennaio sono saliti del 7,5%, ai massimi dal febbraio 1982.

L’inflazione percepita, e forse quella reale, è di gran lunga superiore a quella dei dati ufficiali, soprattutto in questi giorni dove, ad esempio, il prezzo della benzina è schizzato alle stelle.

Come molti osservatori rilevano una buona parte degli aumenti dei prezzi energetici (certamente quelli di benzina e gasolio) sono figli della speculazione che, purtroppo, cosa anch’essa per altro prevedibile, in situazioni estreme riesce a dare il peggio di sé.

Non è nostra intenzione fare in questa sede delle previsioni su quali potranno essere gli scenari futuri, ma riteniamo invece importante avviare una riflessione in merito a ciò che sta accadendo e quindi a come poter reagire ad eventi che dobbiamo subire e su cui noi e le nostre imprese non abbiamo modo di intervenire.

Dobbiamo subito dire che, a prescindere dalla guerra, una ripresa dell’inflazione era ampiamente prevedibile, anche su livelli elevati cui da tempo non eravamo abituati. Ciò per effetto della ripresa mondiale dopo lo shock della pandemia con la forte spinta della domanda aggregata (inflazione da domanda) che avrebbe poi innescato l’inflazione c.d. da costi, dovuta all’aumento dei costi a parità di domanda aggregata, dopo che la produzione mondiale si fosse assestata sui livelli pre-crisi.

L’evento della guerra non fa che accelerare il processo di attivazione dell’inflazione da costi, soprattutto quelli energetici (su cui gravano, oltre alla speculazione, anche questioni geo-politiche), ampliata a sua volta dalle inefficienze e colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento e dalla interdipendenza delle economie mondiali e delle loro specializzazioni produttive sempre più spinte.

Il rischio che si corre, se questa situazione bellica dovesse durare più a lungo, è che una prolungata inflazione produca stagflazione, cioè la presenza nello stesso momento sia di un aumento generale dei prezzi che una mancanza di crescita in termini reali dell’economia (stagnazione).

Ricordiamo che l’inflazione è una “tassa” che non colpisce in modo uguale, modifica infatti la distribuzione del reddito tra i percettori di reddito fisso e quelli di reddito variabile e tra debitori e creditori, avvantaggiando i primi fino a che i tassi in termini reali non si adeguano all’inflazione. Vi è poi la cosiddetta imposta da inflazione a seguito dell’aumento del valore nominale dei redditi imponibili che determina, in presenza di un sistema fiscale progressivo, lo scatto verso uno scaglione di reddito con aliquota maggiore.

Altrettanto prevedibile è, anche al netto dell’effetto guerra, la crescita dei tassi di interesse come conseguenza della politica di immissione di liquidità da parte delle banche centrali anche per sostenere la ripresa post pandemia. In questa situazione è francamente poco realistico pensare che il costo del denaro rimanga ancora su livelli sotto lo zero.

Certamente le preoccupazioni, sia a livello personale, che a livello d’impresa sono molto elevate e proprio perché la situazione è molto critica e dagli esiti incerti, è importante il modo con cui ci si presenta a questo difficilissimo momento e come si affrontano queste criticità.

Certamente la presenza di debolezze, da quelle di natura finanziaria a quelle organizzative, commerciali o produttive, non può che amplificare le negatività del momento e quindi l’imperativo dovrà essere quello di mettere mano al più presto alle proprie debolezze cercando di interpretare al meglio l’evoluzione della situazione nel suo complesso.

Una consapevolezza deve essere quella che non c’è un’unica inflazione, nel senso che il fenomeno inflattivo si manifesta in modo molto diverso da settore a settore. In alcuni settori vi sono margini per poter trasferire l’aumento dei prezzi a valle, verificandone poi l’effetto sui consumi finali. In altri invece è quasi impossibile. 

In questo contesto è quindi importante avviare in azienda una seria e approfondita analisi del proprio mercato di sbocco e dei mercati di approvvigionamento per poter definire le possibili azioni correttive. Per fare ciò serve freddezza e un certo distacco dalla quotidianità senza farsi prendere dal panico. 

È certamente meglio se si ha a disposizione un efficace ed efficiente sistema di controllo di gestione a supporto delle valutazioni e delle decisioni relative ai prezzi, ai costi, alle politiche di approvvigionamento, di gestone delle scorte e di pianificazione della produzione.

In questa fase storica, come per altro lo è stato nel periodo del lockdown, è essenziale elaborare prontamente scenari diversi, fare simulazioni e analisi di sensitività al variare delle variabili chiave (prezzi, costi, percentuale di utilizzo della capacità produttiva, approvvigionamenti, aumento delle scorte, ecc.) per capire gli effetti su conto economico e stato patrimoniale e valutare la capacità di tenuta dell’impresa. 

Mai come in questo momento è perciò importante essere elastici e ripensare i piani, monitorando il punto di pareggio economico, individuare i “punti di rottura” economici e finanziari, fare simulazioni di cassa e pianificazioni finanziarie mensili, nella consapevolezza che l’accesso al credito non sarà certo facile nei prossimi mesi.

In questo quadro, che ricorda molto quanto si diceva all’inizio della pandemia e con il lockdown che aveva fermato le attività produttive, dobbiamo tutti essere consapevoli di due cose:

  1. Usciremo da questa terribile situazione di guerra, cui il mondo occidentale e l’Europa in particolare, non è culturalmente preparata, con un nuovo ordine mondiale. Quale, oggi non lo sappiamo ancora;
  2. La struttura manifatturiera italiana è solida, ha dato un’ottima prova di sé durante la pandemia (per altro non ancora superata) e quindi, per quanto possibile, possiamo essere positivi sul fatto che saprà resistere, affrontare e superare anche questa crisi, purché, ancora una volta, tiri fuori il meglio di sé.

Motto bresciano

Set tè il dis, chel el dis bù
de sunà el dis el viulì?

Se, so mé chel el dis bù
de sunà el dis el viulì!

Alurò fa ‘na bela sunada.


Motto bresciano tratto dal libro
“Il sole sulle pietre” di Maria Delpani Orizio,
Marco Serra Tarantola Editore, 2001
Sei tu quello che dicono che dice
di essere capace di suonare il violino?

Sì, sono io quello che dicono che dice
di essere capace di suonare il violino!

Allora fai una bella suonata.

 

Notizie IN

Entrano in costituzione le tutele 
dell'ambiente e delle biodiversità

Martedì 8 febbraio la Camera ha approvato in via definitiva la proposta di legge di riforma costituzionale che modifica gli articoli 9 e 41 della Costituzione inserendo nel teso la tutela dell’ambiente e delle biodiversità.
L’articolo 9 della Costituzione è quello che prevede che “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.  Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. La riforma ha previsto che l’articolo venga integrato con “Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni.  La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.

Leggi

Maria Elena Bottazzi ha sviluppato Corbevax,
un nuovo vaccino per Sars-Cov2, rifiutando di brevettarlo

M.E. Bottazzi e Peter Hotez (docenti della National School of Tropical Medicine di Baylor College di Houston e condirettori del Texas Children’s Hospital Center dor Vaccine) hanno rifiutato qualunque forma di copertura brevettuale per il vaccino contro il Covid Corbevax da loro scoperto, ritenendo la protezione dalla malattia un bene dell’umanità e non un prodotto su cui guadagnare. La decisione ha già valso loro la candidatura al premio Nobel per la pace 2022 da parte di Lizzie Fletcher, deputata della Camera dei Rappresentanti del Texas.

Leggi

Verso la fusione nucleare

Un team di scienziati europei del Joint European Torus (Jet) di Oxford ha realizzato un esperimento che ha stabilito un nuovo record di durata dell’energia generata dalla fusione nucleare, ultimo successo in uno sforzo quasi quarantennale di riprodurre sulla Terra la reazione che alimenta il Sole. Le possibilità di applicazione pratica prevedono ancora orizzonti temporali lunghi e necessità di ulteriori sviluppi, ma l’esperimento segna un “passo cruciale verso la produzione in futuro di energia abbondante ed eco-sostenibile”.
(M.C. Carrozza, Presidente Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Leggi

E' in dirittura di arrivo la prima riforma
del pacchetto istruzione contenuto nel PNRR
che riguarda gli ITS (Istituti Tecnici Superiori)

La notizia ci sembra molto positiva, però apre un ulteriore tema di riflessione, legato alla scarsità della domanda da parte degli studenti di percorsi di formazione tecnici, che richiede una più ampia “riforma” culturale della concezione con cui si pensa alla formazione e alle professioni tecniche.

Leggi

Notizie OUT

Entrano in costituzione le tutele 
dell'ambiente e delle biodiversità

Riprendiamo la notizia sulla riforma degli articoli 9 e 41 della Costituzione, con l’introduzione della tutela costituzionale di ambiente e biodiversità, anche nella sezione “notizie OUT” perché riteniamo che la necessità di esplicitare specificamente questi aspetti denota che non li si consideri costitutivamente impliciti nelle concezioni di sviluppo ed attività economica. Una sana concezione d’impresa, che ha nello sviluppo generale il proprio fine ultimo, non può che essere esercitata in un’ottica di responsabilità anche verso l’ambiente e le future generazioni.

Leggi

Per non dimenticare

Se la Germania
avesse vinto la guerra 

Erich Kästner
Da Ribelle del 5 gennaio 1945
Se noi avessimo vinto la guerra,
quasi in impeto di tempesta e con fragore di uragano,
la Germania sarebbe perduta,
ridotta come una casa di matti.
 
Noi saremmo addomesticati
come una tribù di selvaggi
e scenderemmo dal marciapiedi al passaggio di due sergenti
per restare sull'attenti.
 
Se noi avessimo vinto la guerra,
saremmo un popolo orgoglioso,
e metteremmo persino a letto
le dita dritte lungo i calzoni.
 
Se avessimo vinto la guerra,
anche il cielo sarebbe nazista.
E i preti avrebbero le spalline
e Dio sarebbe un generale.
 
Ogni frontiera sarebbe trincea:
la luna stessa un botton d’uniforme.
Dovremmo avere un Imperatore
e un elmo ferreo a mo’ di testa.
 
Se noi avessimo vinto la guerra,
ogni uomo sarebbe un soldato:
popolo d’ebeti e d’automi
tutto recinto di filo spinato.
 
Ed il buon senso sarebbe in catene
ad ogni ora chiamato in giudizio.
Così le guerre si replicherebbero come operette...
Se noi avessimo vinta la guerra...

Ma per fortuna non l’abbiamo vinta!

Documenti

Pubblichiamo in questa sezione la lettera aperta di protesta firmata finora da oltre 600 (ma il numero continua a crescere) studiosi, scienziati ed esponenti del giornalismo scientifico russi contro la guerra con l’Ucraina.
L’originale è stato pubblicato sul sito “Troickij variant” lo scorso 24 febbraio.

Leggi

VNZ News

Riaperto il
Casinò di Campione


Il Casinò di Campione, chiuso da luglio 2018, ha riaperto lo scorso 26 gennaio, sulla base di un piano industriale elaborato da VNZ, del quale Stefano Zane e Nicola Boni spiegano nell’allegato articolo di MAG i passaggi più significativi.

Leggi

VNZ al Virtual Career Day
 

VNZ ha partecipato al Virtual Career Day dell’Università di Brescia il 25 novembre 2021.
 

Viaggi culturali
della Valcamonica


 Il 22 febbraio Marco Vitale ha partecipato come relatore in dialogo con Stefano Malosso all’incontro UCID di Bienno sul tema “Viaggi culturali in Valle Camonica” stimolato dalla presentazione del libro di Elisabetta e Vittorio Sgarbi “Il Rinascimento in Valle Camonica”.
 
Link alla registrazione dell’evento

Marco Vitale relatore
al Rotary Sondrio


Il 18 febbraio Marco Vitale ha partecipato come relatore all’incontro con il Rotary Sondrio sulla vicenda della
Banca Popolare di Sondrio nell’ambito
di più ampie riflessioni
sul sistema bancario italiano.

"Salotti di Management"
con Stefano Zane


Il 30 marzo a Pordenone Stefano Zane ha partecipato all’incontro “Prepararsi per crescere e scalare il business: il caso di Olimpia Splendid S.p.A.”. L’incontro è stato organizzato, nel format “Salotti di management”, da Strategia & Controllo,
con i partner Considi e VNZ.

Da non perdere

Imprenditori e samurai


Fabio Cappellozza e Gianni Dal Pozzo, interviste di Mariano Maugeri,
prefazione di Marco Vitale
2021, Este

Pag. 144 | 22,00 €
 

Il viaggio dalle falde dell’Etna alla fascia pedemontana del Lombardo-Veneto racconta la storia di 15 imprese samurai che, allineate le une alle altre, svelano i segreti della manifattura italiana.

Storie molto simili a un romanzo dove si intrecciano successi, sconfitte, atti solitari di coraggio e intuizioni geniali che sembrano obbedire alla ricerca di se stessi e del delicato meccanismo che regola il funzionamento del capitale umano. Ne emerge un quadro in cui gli attori – imprenditori e collaboratori – sono sulla stessa linea di confine, con una classificazione gerarchica che sfuma man mano che alle imprese arride il successo.

Un laboratorio permanente in cui la tavola dei valori sembra replicare i comportamenti dei guerrieri samurai per i quali la comunità e l’individualità finiscono per essere la stessa cosa.

Un miracolo di coesione che genera un’antropologia dell’imprenditore e dei suoi collaboratori che andrebbe studiata come modello di riferimento di una società più premiante delle idee, dell’azione e dell’intraprendere di quelle che abbiamo finora conosciuto.

Le catacombe di Napoli


Antonio Loffredo
2022, Edizioni San Gennaro

Pag. 64
 

La Lectio magistralis pubblicata in occasione del conferimento della Laurea Magistrale honoris causa in Economia e Management a padre Antonio Loffredo, presso l'Università degli Studi del Sannio di Benevento il 24 marzo 2022. Padre Antonio Loffredo rivolge da anni il suo impegno a favore del Quartiere Sanità di Napoli e dei suoi abitanti: persone e luoghi ricchi di cultura, tradizioni, spiritualità e lo fa affidandosi, non solo a un generico spirito di solidarietà, ma anche a idee e azioni fruttuose per l’intera comunità, capaci di produrre lavoro, generare risorse morali e materiali, sedimentare nella coscienza di chi è coinvolto, da attore protagonista, dignità della persona, inclusione sociale e umana, cultura del progetto e dell’impresa.

I furiosi anni 20


Alec Ross
2021, Feltrinelli

Pag. 304 | 18,05 €
 

Le aziende plasmano la nostra vita quotidiana da più di due secoli, nel bene e nel male.

Tutto è cominciato con la Rivoluzione industriale: allora gli stati si attrezzarono per fare da contrappeso e controllare l’influenza crescente di aziende e imprenditori, mentre i cittadini potevano scegliere i propri leader. Il patto si è conservato fino a oggi. Negli anni Venti questo equilibrio si è rotto. Il mercato viene monopolizzato da poche multinazionali, che diventano sempre più ciclopiche: negli Stati Uniti la linea di confine che separa Walmart, la più grande catena di negozi al dettaglio, dalle sale del Congresso è diventata sottile come un rasoio. Questo fenomeno, apparentemente inarrestabile, riguarda tutti i Paesi del mondo, anche l’Italia, che rischia di restare soffocata. Alec Ross conosce molto bene le regole che governano le big tech e le grandi multinazionali e che impongono la metamorfosi esistenziale, politica ed economica che stiamo attraversando. Da insider, Ross svela le logiche del potere di questi colossi, racconta storie affascinanti e geniali di reazione al loro monopolio e così getta le basi per un nuovo contratto sociale, capace di ascoltare i lavoratori e i cittadini di fronte a una rivoluzione globale senza precedenti. La politica e l’economia del mondo intero sono sempre più governate da poche multinazionali americane e cinesi.

 


 
Hanno collaborato a questo numero:
Sara Belotti, Nicola Boni, Lamberto Correggiari, Margherita Saldi,
Luca Soressi, Erika Veschini, Marco Vitale, Stefano Zane.

Progetto editoriale a cura di Luca Vitale e Associati
LinkedIn
YouTube
Website
Email
Copyright © 2022 VitaleZane&Co., All rights reserved.