NEWSLETTER n. 7, agosto 2020
“Dunque, l’Europa dei fatti per fortuna c’è.
E senza di essa noi, cittadini italiani, aggrediti con tanta violenza dal Coronavirus, che viene a sommarsi alle nostre antiche piaghe bibliche, saremmo semplicemente spacciati ed espropriati,
in una forma o nell’altra, dei risparmi che abbiamo messo da parte negli ultimi 60 anni.  
Ma c’è anche l’Europa delle idee e dei sentimenti
e anche questa è assai importante”. 
 
 Marco Vitale, 2020
PRIMO PIANO

L'Europa c'è

Il 6 aprile 2020, quando tutti o quasi tutti, sproloquiavano sull’assenza dell’Europa, (“anche questa volta l’Europa non c’è), Marco Vitale analizzando alcuni primi provvedimenti emanati nonché alcune  dichiarazioni e prese di posizione di vari leader europei e di appelli congiunti lanciati da personalità di vari paesi europei affermava:
“Per fortuna questa volta l’Europa dei fatti c’è” ma “c’è  anche l’Europa delle idee e dei sentimenti e anche questa è assai importante”.

Ora sappiamo che questa previsione si è dimostrata esatta e abbiamo due motivi per rallegrarci. 

  • Come italiani perché abbiamo ottenuto dei sostegni finanziari significativi e indispensabili, e siamo riusciti a superare diffidenze assai serie (e, in parte, giustificate), comportandoci non da accattoni, come qualche sciagurato commentatore ha scritto, ma con forza e dignità e rifacendoci ai principi costituti della UE, come Marco Vitale auspicava in aprile: “Impegno massimo per una politica europea che lanci un grande programma di sviluppo economico e civile in linea con i principi solidaristici sulla base dei quali è nata la comunità e secondo la migliore tradizione europea, principi profondamente diversi da quelli dell’economia predatoria neoliberista di matrice americana, che hanno purtroppo avuto troppo seguito anche in Europa negli ultimi venti anni”. Il team italiano, a partire dal presidente del Consiglio Conte, sino a Gentiloni, a Davide Sassoli, presidente del  Parlamento europeo, e i loro collaboratori, si è comportato molto bene ed ha portato a casa un risultato, sia concreto che di immagine, di grande importanza, che ci rende orgogliosi di essere italiani. 
  • Come europei perché ancora una volta l’Unione Europea, in un momento difficile (anzi questa volta è giusto parlare di: momento difficilissimo) ha trovato la forza di rimettere la nave europea sulla giusta rotta. E questa è una grande bella notizia. Ai vertici europei si sono insediate persone di grande valore e responsabilità, come Ursula von der Leyen , Angela Merkel, Charles Michel, che insieme a politici nazionali di valore e di fede europea come Macron, Pedro Sánchez, Conte, giustificano una rinnovata speranza che l’Europa sappia rispondere alla chiamata della storia. 

Ma, per l’Italia, ora viene il difficile. Da come sapremo spendere questi fondi dipende il futuro dell’Italia e anche dell’Europa. La fiducia che abbiamo saputo conquistare e, in qualche caso, faticosamente strappare, non deve essere delusa. Dopo i provvedimenti corretti presi dal Governo italiano sul Coronavirus, Marco Vitale, raccomandava che la parte esecutiva non venisse affidata ai canali tradizionali che tante volte erano falliti, sottolineando che: “fare ciò rischia di funzionare come un boomerang dando un colpo mortale alla rinnovata speranza e voglia di responsabilità e di impegno che il Coronavirus ha fatto nascere in tanti italiani. Purtroppo, questa grande occasione è andata persa e la sfiducia ha ripreso a crescere.” La vicenda europea presenta tratti analoghi. È una grande occasione, ma se non sapremo programmare e utilizzare con competenza, trasparenza, velocità, responsabilità, efficacia ed efficienza, i fondi che ci sono stati assegnati, in coerenza con un piano di riforme e di sviluppo, il boomerang sarà terribile. Chi ha qualche esperienza di come, di norma, sono stati spesi e non spesi i fondi europei assegnati al Mezzogiorno e distribuiti attraverso le Regioni non ha dubbi: bisogna fare tutto diverso di come è stato fatto sino ad ora. Perché ha ragione Turani quando scrive che:  Chi ha inventato il bonus monopattino può essere capace di tutto”. E chi sta proponendo i banchi scolastici a rotelle dovrebbe essere messo rapidamente in condizione di non nuocere. E chi conosce quanti prenditori camuffati da imprenditori operano in Italia, occupando posizioni di rilievo nelle associazioni imprenditoriali, e quanti ladri sono all’opera nei partiti e attraverso i partiti, tutti i partiti, non può non sentire un brivido di paura.

Ma questa consapevolezza non vuole essere un alibi ma solo un appello al Presidente del Consiglio, che è un galantuomo, che alzi tutte le difese, ed anche un appello a tutti noi cittadini perché teniamo alta l’attenzione, la tensione positiva, la voglia di vigilare e collaborare per costruire un’Italia più seria, più onesta, più consapevole, per meritarci la fiducia dei nostri partner europei.

Tanti di noi hanno esposto sui balconi il tricolore e questo testimonia che, nonostante tutto, anche molti di noi credono al grande principio inglese di quando l’Inghilterra era un grande paese, che dice: “Right or wrong my country”. Proviamoci ancora una volta.

Ma i fondi finanziari, di per sé, non creano né sviluppo, né riforme. Questo tocca a noi farle con tenacia e forza. E il tema di un grande prestito nazionale della ricostruzione rimane indispensabile e fondamentale come illustrato nel libro: Al di là del tunnel, se non ora quando? 

Milano, 23 luglio 2020

PS: in altra parte della Newsletter pubblichiamo un articolo di Marco Travaglio che documenta con chiarezza la posizione della maggior parte dei giornali (giornaloni e giornalini) sulla recente vicenda europea, quello di una stampa che non fa il suo mestiere ma fa cattiva informazione oltre che cattiva politica, che è uno dei tanti problemi che il Paese deve affrontare. 

Autostrade

L’operazione Autostrade presenta troppi aspetti importanti ancora da definire per permettere un giudizio professionale serio e completo nel merito del suo esito. Tuttavia, l’impostazione dell’accordo è definita ed è chiara e, ipotizzando che i fattori ancora da definire, vengano conclusi ragionevolmente, è possibile riflettere sul suo significato, soprattutto dopo che, ancora una volta, si sono lette, in molta stampa, delle fantastiche sciocchezze.

Innanzi tutto, si è incominciato con il solito futile gioco di: chi ha vinto? Coppi o Bartali? Lo Stato o i Benetton? Giuseppe o Luciano? E invece abbiamo perso tutti, perché ha perso l’Italia. Ha perso l’Azienda che si è trovata in condizioni prefallimentari. Ha perso lo Stato che ha dovuto registrare un nuovo fallimento di una importante privatizzazione. Hanno perso i morti del ponte Morandi. Ha perso la città di Genova. Ha perso la scuola di ingegneria italiana. Ha perso il management italiano che ha espresso alla guida di una importante azienda italiana una qualità desolante. Ha perso il gruppo familiare Benetton che pure è stato, nella prima fase della sua vita, un gruppo innovatore, bandiera della nuova industria italiana (e che per questo passato merita l’onore delle armi) prima di essere travolto dall’avidità della finanza. 

Ciò detto, l’intervento di salvataggio da parte del Governo è stato, professionalmente, una scelta corretta, necessaria e utile per tutti. Di fronte a un disastro come il crollo del ponte Morandi, di altri minori incidenti sulla rete autostradale, di comportamenti da parte del management e degli azionisti di maggioranza del Gruppo, a dir poco, discutibili e inaccettabili, la revoca della concessione era inevitabile. Quelli che dicono che prima bisognava attendere che la magistratura penale decidesse le eventuali responsabilità penali, non possono dire questo in buona fede. Ma la revoca esercitata verso una società quotata sui mercati finanziari con molti azionisti di diversa natura avrebbe comportato dei costi economici e di immagine paese altissimi che, insieme alle inevitabili azioni legali da parte del concessionario revocato, avrebbe portato a un mezzo disastro economico con un danno altissimo distribuito tra azionisti di maggioranza e di minoranza, creditori, fornitori, dipendenti, Stato. 

E, dunque, l’intervento di salvataggio da parte dello Stato, attraverso la CDP, con la graduale e negoziata uscita dei soci di maggioranza, è stata, parlando da un punto di vista professionale, una decisione saggia, responsabile e utile per il bene comune. Che, di rimbalzo, siano cresciute le azioni di Atlantia può stupire e rattristare solo persone in mala fede. I mercati, temendo il peggio, avevano penalizzato terribilmente i titoli che si sono giustamente ripresi appena l’incubo del fallimento è stato accantonato. 

Certamente questa operazione chiude una privatizzazione mal fatta e peggio gestita sin dall’inizio, la cui responsabilità risale, se non vado errato, al Governo D’Alema e al Ministro Letta (Enrico) e a tutti quelli, dopo di lui, che hanno permesso che l’esercizio della concessione si traducesse in una “bonanza” per il concessionario, senza verificare e assicurare le necessarie manutenzioni e investimenti. Si passò allora da un monopolio pubblico ad un monopolio privato senza assicurarsi che il monopolista privato non come tale si comportasse ma come un normale concessionario, con diritti ma anche con tanti doveri. 

Molti hanno gridato al lupo al lupo, urlando che questo intervento evidenzia una rinnovata volontà di statalismo, che la CDP si sta trasformando in un nuovo IRI e simili. Io non so se nella testa dei governanti stia maturando un nuovo desiderio di statalismo. Non mancano segnali di questo rischio che, per me, è un pericolo. Ma questa operazione in sé non è un intervento di questo tipo. È un intervento di salvataggio nell’interesse comune ed ha, semplicemente, evitato il peggio per tutti. Era, quindi, necessaria ed è stata una buona operazione.

Lo statalismo come politica e come modello è un male e va combattuto, ma non con letture improprie di casi di interventi di salvataggio, come quello in esame. In altri casi, come l’ILVA, sarebbe stato assai meglio per tutti (e io lo suggerii) se lo Stato fosse entrato da subito nel capitale con un intervento di salvataggio magari insieme a qualche imprenditore operativo nell’ambito di uno schema per razionalizzare e rafforzare la filiera siderurgica, piuttosto che concludere un accordo perdente con gli indiani. L’accordo con gli indiani è stato una cosa peggiore della privatizzazione di D’Alema e Letta. Cose analoghe si potrebbero dire per l’Alitalia.

Ma non bisogna essere vittime di pregiudizi. In Germania e Svizzera la rete autostradale è a gestione pubblica e assicura un servizio all’utenza di alta qualità e a costi nettamente inferiori a quelli italiani. Il costo di un solo viaggio di andata e ritorno Milano–Venezia  Mestre è  ampiamente superiore al costo della “vignette” svizzera che vale per 14 mesi di libera circolazione su una rete di 1382 km.  

L’errore di prospettiva nasce quando verso la fine del secolo scorso la classe politica italiana nella sua interezza, coadiuvata dalla complicità del mondo degli economisti accademici e dei giornalisti, in nome di un fantomatico “efficientamento” del sistema, ha coltivato la fiaba che ciò che è privato è per definizione buono e ciò che è pubblico è per definizione cattivo. Che questo credo sia stato coltivato soprattutto dagli uomini di sinistra, diventati entusiasti e puerili neoliberisti, dimostra che aveva ragione Goethe quando diceva che la storia è l’arcano laboratorio di Dio. 

Dobbiamo risvegliarci da questa ondata di ebetismo e la vicenda Autostrade può essere un utile scossone per tale risveglio. Purché non ci ricamiamo su delle nuove sciocchezze. 

Ma con l’ingresso in maggioranza di CDP si apre il tema della responsabilità imprenditoriale e manageriale. La presenza di eventuali altri investitori di mercato non deve trarre in inganno. C’è solo una cosa peggiore dei “padroni”, ed è la mancanza di padroni cioè di chi esercita la responsabilità imprenditoriale. Il pubblico può essere un padrone intelligente e responsabile, purché faccia il padrone per davvero e non si comporti da monopolista irresponsabile, pubblico o privato che sia.

Marco Vitale, 23 luglio 2020

IN & OUT

Divise giuste

La terribile vicenda della caserma dei Carabinieri di Piacenza è stata smascherata grazie all’intervento di un ufficiale dei Carabinieri, Rocco Papaleo, comandante della Compagnia di Cremona. Al di là del torbido di questa faccenda, ci sembra opportuno sottolineare come “buona notizia” questo dettaglio perché, nonostante l’inaudita gravità dei crimini attribuiti a questi militari, l’Arma non merita il discredito di cui oggi è oggetto.

Se a Piacenza la figura del corpo militare è stata infangata, bisogna ricordare che l’Italia è piena di Carabinieri esemplari, che servono con dedizione e orgoglio il proprio Paese. L’ha ricordato con un lungo post diventato virale in questi giorni, che qui sotto riportiamo, anche il regista Claudio Camarca, che negli ultimi anni ha lavorato a stretto contatto con l’Arma, raccontando la vita dello squadrone speciale dei Cacciatori d’Aspromonte e l’impegno contro gli spacciatori della stazione di Tor Bella Monaca a Roma.

“Di caserme ne ho girate. Ho cenato nella sala con il televisore sbilenco prima di un appostamento notturno. Ho visto il piantone raccogliere denunce di smarrimento continuando a rassicurare i due anziani. Ho riposato all’alba in sala d’aspetto e bevuto tutto in un sorso il caffè amaro del distributore. Ho seguito turni di undici, tredici ore. Divise fradice dopo ore di pioggia. Sigarette spezzate a metà e offerte al collega “sbarbato”. Abbiamo cucinato la pasta per far cenare i due arrestati. Abbiamo giocato con il bambino in attesa dei servizi sociali. Ricordo la Appuntata che regalò qualche banconota alla vedova, e quella collega che a fine turno riaccompagnò a casa il ragazzo cui avevano rubato lo scooter. Ho visto alzabandiera e discussioni su come entrare in una piazza di spaccio e fare la colletta per lavare le auto di Istituto. Ho mangiato la pizza durante i verbali e bevuto acqua centellinandosi la bottiglietta e ridere piegati in due davanti alla battuta del ragazzo del bar che veniva a ritirare le tazze e commuoversi raccontando dei figli che proprio non riesci mai a vederli. E conosco Comandanti che spengono le luci dopo mezzanotte e portano alle sei di mattina il caffè caldo al piantone. E ragazzi che non calcolano orari, si dimenticano delle ernie alla colonna, scendono un’ora prima del turno, usano la propria automobile per appostarsi dietro l’angolo e il proprio scooter per un pedinamento.
Conosco amici fratelli Carabinieri a cui non ho mai stretta la mano, che adesso se ne stanno muti e incazzati e non hanno di che parlare: puliscono con maggior forza quella Divisa, che ha da rimanere lucida e incontaminata”.

Ricoveri Fund

Il Fatto Quotidiano
di Marco Travaglio | 22 LUGLIO 2020

Un’ondata di suicidi a catena, assembramenti nelle terapie intensive (di nuovo piene, ma stavolta per fegati rosicchiati) e corse verso i ponti e i viadotti più alti viene segnalata nelle migliori redazioni.
Sono quelli che l’avevano detto.

“Conte pronto a svendere l’Italia. Vuole ricorrere al Mes, una trappola che ci consegnerà alla Troika” (Verità, 26.3).

“Inizia il dopo Conte” (Giornale, 4.6).

“Il governo punta al Mes. Lo chiederà a luglio con Spagna e Portogallo” (Repubblica, 14.6).

“Conte prepara il sì al Mes” (Messaggero, 20.6).

“L’Europa fa cucù a Giuseppi” (Verità, 20.6).

“L’Ue sbugiarda Conte millantatore” (Giornale, 20.6).

“Conte pensava di avere già in tasca 200 miliardi. Peccato che mezzo continente lo detesti: debole e indebitato. I soldi ce li daranno con l’elastico” (Pietro Senaldi, Libero, 21.6).

“Il gelo Merkel-Conte” (Corriere della Sera, 27.6).

“Scontro Merkel-Conte” (Messaggero, 27.6).

“Il governo e la sindrome di Rumor. La strategia del rinvio sistematico” (Marcello Sorgi, Stampa, 3.7).

“Conte inizia il suo tour in Europa rimediando solo porte in faccia” (Verità, 9.7).

“Il principio di realtà rifiutato”, “Conte si sta appalesando come uno dei più straordinari illusionisti della nostra storia. Ipnotizzata la sua maggioranza, annuncia, dice, si contraddice, rinvia alla fine poi ricomincia riportandoci al punto di partenza” (Paolo Mieli, Corriere della Sera, 10.7).

“Giuseppi punta tutto sul Recovery Fund, ma Merkel gliel’ha già smontato. Saranno 500 miliardi e non 750. Germania e Olanda gongolano” (Verità, 10.7).

“Accattonaggio europeo. Conte chiede l’elemosina. Col cappello in mano” (Libero, 14.7).

“Una stagione al tramonto”, “Nell’ottobre 2011 un episodio ‘umiliante’ segnalò la perdita di credibilità di Silvio Berlusconi e del suo governo in Europa… I sorrisi ironici che Merkel e Sarkozy si scambiarono, seguiti dalle risate in sala, produssero sconcerto in Italia… Berlusconi fu indotto a dimettersi… A Berlino è accaduto qualcosa che sembra suggerire una certa analogia con quel lontano episodio… al termine del colloquio tra Merkel e Conte… Nessun sorrisetto, ma sembra prevalere di nuovo la sfiducia verso chi governa in Italia… la diffidenza e il sospetto… L’assetto politico di Roma suscita crescenti dubbi tra i nostri partner… Autostrade può essere l’incidente su cui il governo inciampa. Una stagione politica si sta concludendo… L’esaurimento del Conte2 è sotto gli occhi di chiunque voglia vedere” (Stefano Folli, Repubblica, 15.7).

“Sul ring europeo con le mani legate”, “L’Italia non potrebbe arrivare peggio preparata al vertice europeo… Governo e classe politica hanno fatto il possibile per danneggiare le nostre capacità di negoziare da una posizione di credibilità… La gran confusione sul Mes non ha migliorato la nostra attendibilità… La debolezza politica di Conte è un altro elemento di vulnerabilità per l’Italia. Qualsiasi impegno che il premier potrà pronunciare sarà sempre visto col beneficio del dubbio sulla durata del governo… Il sovranismo economico riscoperto da Conte è stato, forse, l’errore più grave di tutti. Alla Merkel che suggeriva di prendere in considerazione il Mes, il nostro premier ha risposto: i conti in Italia li faccio io. Sbagliato… È stato proprio questo atteggiamento che ha spinto tedeschi e francesi, che pure avevano proposto il Recovery Fund, a dare credito alla richiesta dei ‘frugali’ di lasciare ai governi, e non alla Commissione, l’esercizio della condizionalità sull’elargizione dei fondi” (Andrea Bonanni, Repubblica, 17.7).

“Ue, l’Italia all’angolo”, “Processo all’Italia. L’Olanda guida l’accusa: ‘Non ci fidiamo più’” (Repubblica, 18.7).

Conte Dracula. In Europa rischiamo di restare a secco”, “A questo governo i soldi dell’Europa fanno schifo” (Alessandro Sallusti, Giornale, 18.7).

“L’Ue non dà i soldi perché non si fida di Conte. Voi al suo posto cosa fareste? Spaventano le politiche dei grillini: nazionalizzazioni e assistenzialismo a pioggia” (Libero, 18.7).

“La Merkel ci usa per giocare la sua partita. Viene descritta come la nostra paladina, ci concederà poche briciole” (Claudio Antonelli, Verità, 18.7).

“Cosa abbiamo fatto per meritarci questo? Dopo il Cazzaro verde, abbiamo il Cazzaro con la pochette! In pratica l’Ue ci ripresterebbe una parte del nostro contributo al budget Ue (15 mld l’anno)… per evitare il crack, Conte sarà costretto a chiedere all’Ue un prestito. E a quel punto l’Italia ha la troika in casa. Una vittoria di Pirro che il Conte Casalino proverà a rivenderla come un trionfo… (per finire nella merda)” (Dagospia, 20.7).

“Conte viene gonfiato come una zampogna a Bruxelles” (Dagospia, 20.7).

“Grazie per gli spicci. Dopo aver calato le braghe davanti ai ‘frugali’, Conte esulta” (Dagospia, 21.7).

“Conte si fa fregare: invece di avere aiuti dall’Ue otterrà altri prestiti” (Libero, 21.7).

“Merkel e Macron salvano l’Italia. I soldi arrivano (200 miliardi), ma non è merito del governo: decisive le posizioni di Francia e Germania” (Alessandro Sallusti, Giornale, 21.7).

Dai, su, non fate così: andrà peggio la prossima volta.

VNZ NEWS

VNZ è sponsor del master dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Competenze filosofiche per le decisioni economiche
 

VNZ ha deciso di sostenere il Master promosso dall’Università Cattolica di Milano in “Competenze filosofiche per le decisioni economiche”. Il master, alla sua terza edizione, si propone di stimolare una virtuosa interazione tra scienze umane, filosofiche ed economiche, nei contesti economici e d’impresa.
Si tratta di un master innovativo, che coniuga specifiche conoscenze delle diverse attività d’impresa, con approcci che tradizionalmente vengono definiti umanistici, ovvero: competenze logiche, etiche, economiche, e linguistiche che consentono, per loro stessa natura, uno sguardo di sistema, in grado di gestire la complessità e -quando supportati dalle necessarie competenze tecniche- sviluppare soluzioni innovative, sostenibili e di ampio respiro.

L’assunto di base del master è che capacità specialistiche e settoriali non bastino per rispondere alle sfide che vengono continuamente lanciate nel mondo del lavoro: da un lato ci troviamo, infatti, in un contesto a complessità crescente; dall’altro i modelli standard di razionalità si sono dimostrati incapaci di abbracciare tala complessità, generando più frequentemente uno scollamento dei processi decisionali dalla realtà stessa.

Il master si prefigge, allora, di innestare, su specifiche tematiche economiche e manageriali, l’esercizio di competenze filosofiche e umanistiche quali l’etica applicata, il design thinking, il complex problem solving, al fine di stimolare l’esercizio concreto di un pensiero critico, libero e vigile ai temi economico-manageriali. L’obiettivo è di formare, così, nuove figure professionali, in grado di contribuire a definire, programmare e gestire progetti e decisioni complesse all’interno di contesti organizzati ad alta professionalità.

In questo senso il master si muove, con spinta innovativa, nella direzione auspicata dalle riflessioni che da decenni il prof. Vitale cerca di portare nell’ambito delle scienze economiche e manageriali, nella convinzione che queste siano preziose solo se associate ad un continuo vaglio critico e ad un profondo radicamento etico-deontologico. VNZ sosterrà l’organizzazione del master, sponsorizzando alcune borse di studio per allievi meritevoli ma anche mettendo a disposizione contributi di pensiero ed esperienza alla definizione di questo approccio alla cultura d’impresa.

Qui sotto il link alla pagina di presentazione del Master con un breve intervento del Prof. Vitale:

https://offertaformativa.unicatt.it/master-competenze-filosofiche-per-le-decisioni-economiche

Giuseppe Conte  
ci scrive


Ci fa piacere condividere la lettera di ringraziamento ricevuta dal
Presidente del Consiglio a seguito dell’invio del libro
“Al di là del tunnel. Se non ora quando”
di Marco Vitale

 

È STATO DETTO

Autostrade

Marco Vitale si è già espresso da tempo sul punto, enucleando il vizio originario che non poteva non condizionare anche la soluzione contrattata di recente dal Governo con i Benetton.

"E' immaginabile e comprensibile anche da un liberale che il quasi monopolista gestore della rete autostradale possa, dallo Stato, essere incluso tra questi beni o attività non cedibili a stranieri, per ragioni pratiche e perché quasi monopolista. E' possibile, ma lo Stato e il Governo italiano non l'hanno fatto. quando si privatizza in questo modo, senza se e senza ma, senza porre vincoli o condizioni di sorta, vuole dire che questi beni e attività sono considerati liberamente cedibili.  (...) 

La questione quindi si riduce sostanzialmente ad una questione tra concedente e concessionario. Ogni contratto di concessione e di licenza contiene, ormai come normale, la clausola denominata "change of control". In sostanza, il concedente o licenziante si riserva il diritto di cancellare la concessione o la licenza, se il controllo del concessionario muta. Una clausola di questo tipo la si trova nell'abbigliamento, in tutti i contratti di licenza, anche di stilisti minori, o in tutti i contratti di licenza di specialità farmaceutiche. Ciò è dovuto al fatto che chi da una licenza o concessione non la pone apertamente e liberamente sul mercato, ma la affida ad uno specifico soggetto del quale ha analizzato pregi e virtù, del quale si fida più di altri, che pensa di poter controllare e monitorare meglio di altri e via dicendo. E' quello che si intende quando si dice che questi contratti sono: "intuitus personae", anche quando, come nel caso di specie, non c'è, per macroscopico errore, la clausola "change of control". E' veramente incredibile che questa clausola non esista in una concessione così importante, che dura da vari decenni, che ha per oggetto la gestione della più importante rete di infrastrutture viabilistiche del nostro Paese. Francamente non riuscivo a credere che fosse così. Ma sembra proprio che sia così. (...) Ed è un fatto di enorme gravità da addebitare ai dirigenti ANAS, alla presidenza IRI, ai ministri competenti in carica al momento della concessione e della privatizzazione. (...) Si può giocare sin che si vuole con le parole, ma questa è un'altra storia dove gli italiani si ritirano sul piano industriale, consolidando una buona posizione finanziaria e di redditieri"

Estratto dall’articolo Autostrade patti e furbizie pubblicato su Il Sole 24 ore del 6 giugno 2006

Per l'articolo integrale, clicca qui

DA NON PERDERE

CATTIVE ACQUE


Cattive acque (Dark waters) racconta la storia vera dell'impegno civile di Rob Bilott, avvocato di Cincinnati che a seguito dello scandalo dell'inquinamento idrico di Parkersburg con prodotti chimici non regolamentati, è stato paladino di una crociata ventennale per salvare circa 70 mila cittadini a rischio avvelenamento a causa della contaminazione delle acque da parte della multinazionale della chimica DuPont con l'acido perfluorooctanico (meglio noto come Teflon).
Il film, potente e impegnato, è basato sull'articolo del 2016 del New York Times Magazine The Lawyer Who Became DuPont's Worst Nightmare di Nathaniel Rich.
 

 

Il Castello di Brescia candidato tra i Luoghi del Cuore FAI


Il Comitato Amici del Cidneo Onlus, realtà nata nel 2015 anche grazie all’impegno di Marco Vitale che è tra i soci fondatori, ha deciso di sostenere in qualità di comitato promotore ufficiale la candidatura del Castello di Brescia a Luogo del Cuore FAI 2020 https://www.fondoambiente.it/luoghi/castello-di-brescia-40563?ldc
I Luoghi del Cuore FAI è il censimento biennale, giunto alla sua 10° edizione, rivolto a tutti i cittadini italiani e stranieri che vogliono votare i luoghi italiani che amano e che vorrebbero vedere difesi, valorizzati e recuperati. 
Oltre ad una significativa diffusione della conoscenza del luogo sostenuto a livello sia nazionale che internazionale, in caso di classificazione tra i primi 3 posti, il FAI riconoscerà ai luoghi vincitori, sulla base di specifici progetti da presentare, un contributo economico volto alla loro valorizzazione.
VNZ sostiene e promuove la candidatura del Castello di Brescia come Luogo del Cuore FAI. Il censimento è partito il 6 maggio 2020 e terminerà il 15 dicembre 2020.
Si vota direttamente online al seguente link https://bit.ly/37pWGXu

 

Hanno collaborato a questo numero:
Nicola Boni, Domenico Gamarro, Giorgia Piccinelli, Luca Soressi Serena, 
Monica Rossetti, Margherita Saldi, Erika Veschini, Marco Vitale, Stefano Zane.

Progetto editoriale a cura di Luca Vitale e Associati
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